In poche parole: incredibile
In "Fissando il sole" l'autore psicoterapeuta approfondisce il tema della paura della morte che si può presentare in modo indiretto ad esempio sotto forma di inquietudine generalizzata, o nascosta dietro altri sintomi, oppure come sentimento cosciente di angoscia e in altri casi ancora come un timore che impedisce la realizzazione personale.
Attraverso lo stile usuale dell’autore, i diversi capitoli si susseguono alternando stralci di storie dei pazienti, considerazioni cliniche e riflessioni personali/autobiografiche. Fa da filo conduttore del libro il pensiero che “la consapevolezza della morte può essere un’esperienza di risveglio, un catalizzatore profondamente utile per cambiamenti importanti della nostra esistenza”.
Riconoscere l’angoscia della morte è titolo del secondo capitolo e, allo stesso tempo, ne sintetizza il contenuto. Attraverso la descrizione di casi clinici, viene mostrato in che modo l’angoscia della morte si può nascondere dietro altre paure, come per esempio quella dell’abbandono, di stare male, ecc. Talvolta può essere necessario un atteggiamento investigativo proprio perché la paura della morte può assumere forme diverse in relazione alla storia personale del soggetto.
Il terzo capitolo è dedicato a descrivere proprio l’esperienza del risveglio. Come esempio, tra gli altri, vengono citati alcuni famosi romanzi come Canto di Natale di Charles Dickens. Il protagonista Ebenezer Scrooge viene visitato nella notte dagli spiriti del Natale (quello passato, quello presente e quello futuro). Sognare come le persone reagiranno alla sua morte porta Scrooge ad avviare un processo di totale trasformazione delle sue abitudini di vita.
Le circostanze che possono sollecitare ‘l’esperienza del risveglio’ sono molteplici, in genere eventi intensi e pressanti come un lutto, una malattia grave, la rottura di una relazione, traumi, ricorrenze come alcuni compleanni (cinquanta, sessanta, ecc), alcuni incubi o sogni eccetera.
Il quarto e il quinto capitolo sono rivolti a illustrare come aiutare gli individui a riconoscere ed affrontare questa paura attraverso alcune idee e il potere della connessione con gli altri.
Nel sesto capitolo, Yalom, secondo il suo stile, racconta la sua personale esperienza in ordine al tema del libro, corredandola di ricordi e cenni autobiografici.
Infine il settimo capitolo è rivolto agli psicoterapeuti. Per Irvin Yalom le scuole di formazione non dedicano uno spazio adeguato alla trattazione dei temi esistenziali. A suo parere gli psicoterapeuti, di frequente, considerano la paura della morte come un timore che copre altre paure, mentre i temi legati al doversi confrontare con la condizione umana sono essi stessi causa di disagio emotivo e di psicopatologia.
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