Non di facile lettura ma bello
Ho letto da qualche parte un critico che ricordava che Gaddis non era un marxista. In effetti era troppo cinico, troppo disincantato per esserlo. E ciò nonostante o proprio per questo rappresenta forse ancora oggi un avamposto, la frontiera americana della critica al capitalismo (e soprattutto al capitalismo finanziario dei nostri tempi) e ai suoi fondamenti culturali. Che poi, nella sua visione, sono fondamenti religiosi in realtà: d’altronde non a caso sul biglietti del dollaro c’è scritto “In God we trust”.
Con JR ha scritto il romanzo più lucido e preveggente sul denaro. Qui scava in quei fondamenti culturali. E la sua è sempre una critica che non ha niente delle utopie sociali europee, niente che somigli al filone socialista ottocentesco. E’ una critica individualistica, che non vede nessun progetto di riscatto che non sia del singolo e che non sia velleitario. Il bello è che questo non solo non toglie niente alla lucidità dell'analisi, che anzi è talmente rigorosa da diventare anche qua profetica, ma gli aggiunge spietatezza. Perché Gaddis non è un uomo indulgente e non indulge nemmeno nella disperazione. Tanto meno nel sentimentalismo.
Aggiungo solo come spunto che in tempi di terrorismo religioso la lucidità visionaria di Gaddis è formidabile. Mi limito a offrire uno spunto “La massima fonte dell’ira è la paura, la massima fonte dell’odio è l’ira e la massima fonte di tutto è quest’irragionevole religione rivelata”. Oppure anche “la verità rivelata è l’arma della stupidità contro l’intelligenza”.
Una delle qualità migliori di questo romanzo è la scenografia teatrale, in un interno americano che dà una nebbiosa colorazione impressionista, malinconica con un che di lirico nelle descrizioni di quel che si "vede" soprattutto dalle finestra della casa, ma anche nelle stanze. Quelle sono pagine in cui davvero si manifesta il genio della scrittura.
E poi ci sono i simbolismi o i vezzi o le fobie che Gaddis ha seminato in tutti i suoi romanzi (nei tre che ho letto ci sono sempre): in primis l'inondazione di posta, delle informazioni. Una percezione che anticipa internet. Come internet tutta quella corrispondenza che si affastella sui tavolini e nei cassetti anziché far crescere conoscenza e consapevolezza diventa una valanga ingestibile, produce un rumore mentale di fondo che inonda e schiaccia. Poi ancora ci sono gli orologi problematici: rotti o seminascosti che non riescono comunque mai a offrire un tempo che faccia da orizzonte, che stabilisca delle coordinate.
La minore difficoltà tecnica, rispetto agli altri, me lo fa segnalare come una buona porta d'accesso a questo autore.
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