Opinione su I delitti della Rue Morgue - Edgar Allan Poe: Buono ma senza lode
Buono ma senza lode
05/05/2020
Vantaggi
due racconti si bilanciano e completano nello spiegare cosa sia il metodo analitico e questo diverso genere di letteratura, ma è sicuramente il primo ad avere una resa migliore e un’attrattiva maggiore per il lettore, proprio perché non è una semplice spiegazione dei fatti, ma una ricostruzione in cui si è coinvolti e invogliati a prendere parte.
Svantaggi
buono ma senza lode
Auguste Dupin è un gentiluomo parigino, un flâneur che gira per la città in lungo e in largo notandone ogni aspetto e contraddizione e restando nascosto allo sguardo perso della massa. Isolato nella sua grande casa vuota e allo stesso tempo vicino a chi tanto rifiuta, le persone, è dotato di una mente così acuta da poter ricostruire il filo dei pensieri altrui quasi come se leggesse nella mente. Poe crea un personaggio romantico e profondamente decadente, una versione letteraria e più analitica di Charles Baudelaire, che sfrutta il proprio genio per risolvere due dei più efferati e criptici omicidi mai avvenuti.
Ne I delitti della Rue Morgue, il primo caso di questo improvvisato detective, più che assicurare l’omicida alla giustizia (sequenza e articolazione di per sé interessante), si assiste alla nascita di un genere e di un metodo d’indagine che diventerà un vero e proprio classico della letteratura: il poliziesco. Poe costruisce e orchestra l’indagine e gli indizi in modo da creare una sequenza analitica di sistemi causa-effetto (o azione-reazione) che permettono a chi legge di seguire il filo del discorso senza sentirsi estraneo all’intera vicenda. La mente acuta e analitica (perdonate, ma è un aggettivo fondamentale) di Dupin ci intrappola e invoglia a seguirla nel ragionamento, sfidandoci a capire in che direzione andare per dare un volto e un nome al colpevole. Senza fare anticipazioni sul finale, la vera identità dell’omicida è il vero colpo di scena della storia, che porta il racconto ad assumere una sfumatura fantastico-orrorifica tipica del gusto ottocentesco.
Con la seconda indagine, il misterioso omicidio di Marie Rogêt, l’attenzione si focalizza ancor di più sul processo mentale del protagonista, tralasciando altri elementi che avrebbero potuto snellire e alleggerire quello che, a tutti gli effetti, sembra essere un rapporto di polizia o un articolo di cronaca eccessivamente dettagliato. La lettura, se affrontata subito dopo I delitti, risulta lenta e ridondante, fin troppo accurata nelle elucubrazioni mentali su ciò che è realmente accaduto alla giovane Marie, complice anche la stesura impersonale in terza persona e l’assenza di veri e propri dialoghi tra i personaggi.
I due racconti si bilanciano e completano nello spiegare cosa sia il metodo analitico e questo diverso genere di letteratura, ma è sicuramente il primo ad avere una resa migliore e un’attrattiva maggiore per il lettore, proprio perché non è una semplice spiegazione dei fatti, ma una ricostruzione in cui si è coinvolti e invogliati a prendere parte.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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