Un classico alla Wilbur Smith:sempre bello!
Ancora un libro di Wilbur Smith che utilizzando il suo classico stile capace di divenire metodo, ci incatena nelle solite 700 pagine costellate di avventure, sia amorose che legate al territorio e ai fenomeni sociali.
Il Sud Africa dei primi del novecento vive il terribile scontro fra i Boeri e Inglesi con la popolazione di colore. L'apartheid appartiene alla nazione sudafricana come una sorta di catartica autodeterminazione dei bianchi sui neri dove quest'ultimi, vessati e perseguitati, privati delle loro tradizioni e ridotti in schiavitù o alla fame, tentano una reazione disunita e dettata anche dalla mancanza di cultura, nei confronti di intere famiglie inglesi e boere.
Dovranno attendere l'avvento di Nelson Mandela per poter autodeterminarsi e tentare un difficile cammino verso una libertà che esteriormente esiste già ma che all'interno di ognuno di loro sopravvive come una sorta di emancipazione bloccata da un sussulto preagonico.
Questo libro continua la saga dei “I Courteney d’Africa” dove Sasha diviene un membro del parlamento dove già milita il fratellastro Manfred.
Inutile dilungarsi sulla trama, intricatissima per'altro e fortemente caratterizzata in senso politico se non per dire che Smith ha un senso del ritmo descrittivo pari ad una sorta di colonna sonora che continuamente accompagna il lettore stigmatizzando i momenti drammatici e quelli più specificatamente e squisitamente sentimentali.
Un lbro formativo per i giovani scrittori e anche per chi, come me, giovane scrittore non lo è più!
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