L' Amicizia non ha recinzioni
Ho avuto in prestito da una collega il cofanetto contenente libro e film de “Il bambino con il pigiama a righe”. Naturalmente ho letto il libro prima di vedere il film per non lasciarmi influenzare dalla visione, perciò racconterò prima cosa ne penso della lettura di questo libro, poi passerò a dire il resto sulla versione cinematografica.
In entrambe le copertine del libro e del dvd c'è la medesima foto, cioè 2 bambini seduti a terra l'uno di fronte all'altro, uno bruno, vestito normalmente, e l'altro con la testa rasata e un goffo completo, molto più grande della sua taglia, a fasce verticali bianche e nere. A dividerli c'è una rete metallica dal filo spinato molto alta. Sono Bruno e Shmuel, rispettivamente l'uno tedesco, di pura razza ariana e figlio di uno spietato comandante delle SS, l'altro un bambino ebreo prigioniero del lager di Auschwitz. Poi vedremo chi sono nel dettaglio.
Il romanzo, scritto da John Boyne e pubblicato da BUR, inizia con il ritorno di Bruno da scuola in una Berlino del 1942, durante la persecuzione degli Ebrei. Nella sua stanza, una volta entrato, il bambino trova Maria, la cameriera, a rovistare nel suo armadio per fare le valigie per l'imminente partenza di cui lui non sa ancora niente. Andranno ad Auschwitz, in una tetra casa nei pressi del famoso campo di concentramento, perché suo padre è stato promosso comandante ed è uno degli uomini di fiducia del Führer.
Bruno lì si sente molto solo e a niente serviranno la presenza della sorella maggiore, Gretel, di 12 anni, e della mamma, né quella del giovane (e crudele) tenente Kotler, di cui si è invaghita la sorella. Sente la mancanza dei suoi 3 più cari amici di Berlino, per questo, un giorno, preso dallo spirito dell'esploratore (professione che vorrebbe fare da grande), si avventura fino a un alto recinto di filo spinato: è la fattoria che vede dalla sua finestra, dove lavorano persone che indossano tutte uno strano pigiama a righe bianche e nere. Però, seduto lì, nei pressi della rete, c'è un bambino dalla testa rasata, che potrebbe anche avere la sua età. È Shmuel, un ebreo coetaneo di Bruno rinchiuso nel lager con cui Bruno intreccerà una profonda amicizia, che lo porterà a scordare perfino i vecchi amici e la nostalgia per la grande e bella casa di Berlino.
Bruno non sa che cosa stia, in realtà, accadendo in Europa, in particolare, in Germania: sa che c'è la guerra, ma non ha alcuna coscienza della persecuzione degli Ebrei. La sua innocenza, volutamente e accuratamente preservata dal padre, nonostante gli insegnamenti nazisti del maestro Liszt ad Auscit (come lui chiama Auschwitz, non riuscendo a pronunciare il nome correttamente) e la sua solitudine, lo porteranno a cercare altri modi per riempirla. Uno di questi sarà proprio l'avventurarsi nel bosco fino al confine esterno del campo di concentramento più famoso della storia della persecuzione ebraica, dove, ad aspettarlo ci sarà, del tutto casualmente, un pallido ed emaciato Shmuel, coetaneo ebreo, prigioniero del campo, con cui inizierà una serie di incontri quasi quotidiani, grazie a cui si sentirà gradualmente meno solo, fino al giorno in cui, per aiutare il suo amico, Bruno non entrerà nel lager travestito da ebreo per cercare il padre di Shmuel, scomparso da qualche giorno. Da lì il tragico epilogo...
Il romanzo dell'irlandese John Boyne, “Il bambino con il pigiama a righe” è stato pubblicato nel 2006 ed è stato uno dei libri più venduti al mondo, da cui è poi stato tratto un commovente film per la regia di Mark Herman.
La scrittura che Boyne adotta ha il linguaggio ingenuo e innocente proprio di un bambino di 8-9 anni, come Bruno, che chiama Auscit il luogo geografico dell'infernale campo di sterminio.
La lettura è scorrevole e piacevole e molto veloce, con riflessioni tipiche di bambini di quell'età. Non ci sono vere e proprie riflessioni profonde, tipiche di un pensiero adulto, bensì pensieri brevi e deduzioni veloci, ma ingenue e ignare della mostruosità, che si perpetra nel luogo vicino a cui vive, come solo a quell'età si possono elaborare.
Del Nazismo si fa solo qualche vago accenno, ma la cosa non sembra toccare Bruno, che, al contrario, ci tiene a rafforzare i suoi rapporti con Shmuel, tanto da convincersi ad oltrepassare la rete per aiutare l'amico e...
Libro consigliatissimo e adatto a tutti.
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