Gustosissimo romanzo con un pessimo finale. Peccato!
E' questo il romanzo che ha dato popolarità a Giuseppina Torregrossa, palermitana classe 1956, che ha imbastito una gustosissima narrazione nella quale le "minne" (i seni, in dialetto siciliano) sono le protagoniste indiscusse.
Il libro inizia con la zuccherosissima ricetta delle "minne di Sant'Agata", le cassatelle di ricotta della tradizione catanese che, in occasione dei festeggiamenti della Santa patrona, ricordano il martirio di Agata ( cui furono asportate le mammelle da Quinziano, pretendente insoddisfatto).
E le minne son sempre presenti in questo romanzo: tanto le minne delle forti donne siciliane, traboccanti di sensualità, che attraversano diverse generazioni della famiglia di Agatina (la protagonista), tanto le minne (assenti) delle donne "timide" e sottomesse di famiglia, tanto le "minne" malate...
Bellissima review di tradizioni e cultura siciliana, infarcita di termini dialettali e di saporitissime "scenette", il romanzo, a mio avviso, appassionante nelle sue prime parti , perde ritmo e scade di intensità nella sua ultima parte che narra di Agatina ai giorni nostri e che culmina in un finale assolutamente inadeguato e terribilmente banale.
Davvero un gran peccato!
Indecisa nel consigliarne la lettura dal momento che, ad ogni modo, trovo gradevolissime le prime parti del romanzo.
Segnala contenuto