Opinione su Il mercante di venezia - William Shakespeare: "Il mercante di Venezia": una commedia di crudo realismo

"Il mercante di Venezia": una commedia di crudo realismo

11/02/2019

Vantaggi

Una commedia di grande impatto emotivo

Svantaggi

Non comprendere la posizione


Considero "Il mercante di Venezia" un'opera teatrale di eccezionale attualità, anche se la materia non è proprio divertente; anzi, la commedia in sé è macabra, e lascia alla fine molto incerti riguardo i personaggi.

Veniamo allora al dunque. L'episodio "clou" della commedia è rappresentato dal rapporto, diciamo così, d' "affari", tra un mercante cristiano, tale Antonio, e un mercante ebreo: Shilock. La stranezza del loro rapporto consiste in un "contratto" davvero singolare stabilito fra i due. Antonio, i cui affari vanno un po' a rotoli, chiede un prestito a Shilock, il quale, con enorme sorpresa di pubblico, non chiede per il suddetto prestito né denaro né interessi, ma "soltanto" (udite un po') un "pezzo di carne" del corpo di Antonio: dove "strappare" il pezzo di carne era prerogativa soltanto di Shilock.

Come c'era da aspettarsi, Antonio non riesce a restituire il denaro, e Shilock chiede inesorabilmente d'essere pagato nel modo stabilito dal contratto. Poiché, ovviamente, Antonio ci tiene pochino a pagare secondo contratto, la faccenda finisce in tribunale. I giudici comunque riconoscono che il contratto è validissimo e che antonio deve ottemperare alla clausola del contratto stesso.

Antonio viene difeso con accortezza, e l' "avvocatessa" ( è una donna che difende Antonio) punta sulla "generosità" d'animo di Shilock, il quale, al contrario, si mostra del tutto insensibile alle lusinghe dell'avvocato, e, mentre in tribunale i discute, lui "arrota" il suo coltello, che non colpirà una parte qualunque del corpo di Antonio, ma la sua carne attorno al cuore.

Qualcuno potrebbe chiedersi la ragione di tanta durezza di Shilock. Presto detto: il mercante ebreo non aveva per nulla digerito l'insulto a sangue fattogli qualche tempo prima da Antonio, che l'aveva assalito con termini che in questa sede non posso riferire. Basti sapere che Antonio aveva offeso a sangue la razza ebraica, mostrando un assoluto disprezzo per Shilock.

Alla fine di tutta questa vicenda, Antonio riesce comunque a cavarsela; però, cinicamente, bisogna riconoscere che l'Antonio in questione avrebbe meritato una lezione di quelle sonore. L'odio implacabile di Shilock, anche se non si condivide la crudezza della pena riservata ad Antonio, lo si capisce perfettamente.

Quanto a Shakespeare, non m'è parso che abbia preso posizione per l'uno o per l'altro dei due protagonisti. Egli si limita a registrare una situazione sociale largamente diffusa (e non soltanto in Inghilterra), ossia la pesante condizione esistenziale degli ebrei in Europa. "Così stanno le cose", sembra voler dire Shakespeare, che non esprime, come dicevo, giudizi "morali" sulla vicenda.

Eventualmente un giudizio lo può esprimere lo spettatore. Come dicevo sopra, è difficile prendere una posizione netta di fronte ai due personaggi, perché, se da un lato non si condivide la durezza di Shilock, dall'altro, però, la si capisce in pieno. Quanto poi al "buon" Antonio, mi sentirei di esprimere su di lui un giudizio non proprio positivo, tendendo invece a definirlo un perfetto ignorante per i modi volgari e inqualificabili con cui si rivolse a Shilock, offendendolo gravissimamente.

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