Guarda i gatti e impara da loro
Leggendo il libro “Il monaco che amava i gatti”, sono tornata indietro di decenni perchè il mio pensiero è andato al periodo della New Age e in particolare al libro “La Profezia di Celestino”( di cui fecero anche un film) che parlava appunto dell'importanza delle coincidenze che non sono mai davvero tali, ma sono dei segni del nostro Karma che noi dobbiamo imparare a leggere.
Proprio così comincia la storia raccontata da Corrado Debiasi che mette l'accento sulle tre cose (coincidenze appunto) che capitano al protagonista e che lo spinsero a realizzare il sogno della sua vita, andare cioè in un ashram in India, precisamente nella città santa di Varanasi, più conosciuta come Benares allo scopo di imparare la meditazione. Nello stesso periodo il protagonista perde il lavoro, si lascia con la fidanzata e parlando con un amico, questi gli consegna un biglietto, l'indirizzo di un ashram che gli aveva dato laggiù un monaco.
Arriva a Varanasi e comincia a girare per la città caotica e coloratissima e cerca l'indirizzo in questione ma non lo trova, come se non esistesse, poi per il caldo sviene e viene portato in una casa al fresco: è proprio l'ashram che aveva cercato. Qui lo accoglie il monaco Tatanji che gli dà il benvenuto e gli chiede perchè ci ha messo tanto: è stato infatti lui a dare al suo amico il biglietto con l'indirizzo.
Da questo momento cominciano le lezioni, le rivelazioni come dice il sottotitolo (Le sette rivelazioni), la prima delle quali è appunto il valore delle coincidenze perchè nella vita nulla succede per caso, siamo noi che dobbiamo aprire gli occhi e saperle interpretare.
Più volte Tatanji che intanto gli ha dato il nome di Kripala, cioè grazia, benedizione), insiste sull'importanza di seguire le regole per esempio alla mattina fare i propri esercizi di meditazione prima di scendere a colazione, anche se si è in ritardo. Insiste anche sui gatti che ama e che lo circondano vivendo felici in tutta la casa: osservarli vuol dire imparare molto. I gatti cono liberi e tranquilli, felici del proprio stato perchè se devono mangiare, mangiano, se devono dormire, dormono, se passano vicino ad una fonte di calore, si accucciano, non sono soffocati dai pensieri che spesso abbiamo noi sul passato (rimorsi, rabbia) o sul futuro (paura di quel che verrà) accavallandoli magari nello stesso momento.
Imparare da un gatto vuol dire essere consci della presenza: pensare solo al momento che si sta vivendo, perchè altrimenti pensando a ciò che è stato, ci angosciamo ed arrabbiamo, pensando a ciò che potrebbe accadere ci sale l' ansia e a volte la paura. In questo modo il presente, non lo viviamo mai.
Il viaggio fisico fino in India porta il protagonista a compiere ora un viaggio ben più difficile dentro se stesso per imparare alcuni comportamenti per esempio la gratitudine verso tutto quel che ci viene dato o tolto e per tutti quelli che ci circondano.
Oltre a Tatanji si succedono varie persone che lo aiutano in questo percorso difficile, per esempio Shanti che è ancora un'allieva come lui e d cui si innamora oppure una curatrice di giardini, un'anziana che aiuta i poveri e addirittura un maestro di arti marziali.
Il libro narra una storia, ma è soprattutto un libro di formazione da cui ognuno di noi può trarre qualche insegnamento per vivere bene il presente e per superare lo stress e le angosce che spesso ci circondano.
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