A cosa serve un testimone, se è inascoltato?
Molte volte leggendo libri o vedendo film o anche a scuola spiegando la II Guerra Mondiale, mi sono chiesta se gli Alleati sapessero o meno dei lager e dei programmi di sterminio nazisti e se lo sapevano, alloraper quale motivo no n siano intervenuti prima. Ora leggendo questo libro, ho avuto la dimostrazione precisa che sapevano e come: il libro prima di tutto non è un romanzo ma la storia vera, registrata sotto forma di intervista, di un polacco, Jan Karski, scelto dagli Ebrei polacchi per mostrargli dall’interno cosa stava succedendo al loro popolo, e non solo. Riuscirono a farlo entrare nel ghetto di Varsavia ed anche, travestito da guardia, in uno dei lager: ritornato fuori, Karski prese molto sul serio la sua missione, quella cioè di chiarire al mondo cos’aveva visto e cosa stessero facendo a milioni di persone i Nazisti. Parlò ai grandi capi e fu ricevuto dallo stesso Roosevelt, da cui però ricevette l’impressione di non essere creduto appieno. Parlò, parlò e parlò ancora e rispose a svariate interviste, ma per tutta la vita gli rimase impressa la sensazione, quasi la -colpa- di essere un vero testimone inascoltato.
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