Ricordi nebulosi. Un senso di solitudine diffuso.
Racconto autobiografico che racconta, a frammenti, la storia di una famiglia, dove ad ogni persona è stato attribuito come pseudonimo il nome di un musicista. Perché i dolori della vita vanno affrontati. Perché anche i nostri morti devono diventare musica e bellezza. Perché con loro abbiamo condiviso la vita e siamo pieni dei loro ricordi. In un momento in cui tutto ciò che parla di questo argomento mi suscita dentro emozioni profonde, devo dire che questo libro mi ha lasciato comunque un senso di angoscia, perché la morte, in tutte le sue forme, è una presenza continua, in ogni pagina, in ogni pensiero, in ogni particolare. Anche se l’intento dell’autore era sicuramente quello, attraverso essa, di celebrare la cascata della vita. Lo stile è segmentato. Capitoli brevi. Ricordi chiari. Ricordi nebulosi. Un senso di solitudine diffuso. La mancanza di un padre e di una madre che segna ogni giorno. È scritto divinamente. È un estraneo che ti prende per mano e ti fa sentire le cose come lui le sente. E succede di identificarsi. Tutto il mondo oggi gira contro questi sentimenti. Ma Vilas ha la potenza di far girare il mondo al contrario e farti fermare su cose e persone che possiamo fingere di non vedere ma... da soli, la notte... tutto si sente chiaramente. Il colore giallo che sembra quasi un tormentone e che fa da sfondo anche alla copertina.
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