Piccolo piccolo libro di Pullman
"L'orologio meccanico" di Philip Pullman è una sorta di fiaba nera, ambientata in un contesto vagamente medievale e che ha come cuore gli orologi e la misurazione del tempo. Almeno come partenza, anche perché poi entrano in gioco altre cose e c'è qualche piacevole brivido e manca, anche, un lieto fine zuccheroso. Tutte cose che ho apprezzato. Riepiloghiamo un po la storia... si parte con un apprendista orologiaio che non è stato all'altezza di costruire il suo meraviglioso orologio da aggiungere alla torre come hanno fatto prima di lui, dopo anni di studi, tutti gli altri apprendisti orologiai. Peccato che questa cosa non la sa nessuno e tutti sono lì, la notte prima, a bere e festeggiare l'evento. C'è anche Fritz, suo amico, e narratore di storie, che ne legge una che parla di un certo Kalmenius, una sorta di stregone che inventa cose meravigliose ma diaboliche come un bambino meccanico per un re al quale è morto appena nato l'unico figlio...
Però, ecco che la storia di Fritz e la realtà della narrazione cominciano a intrecciarsi e Fritz stesso, spaventatissimo, fugge e noi restiamo con questo aggeggio meccanico e assassino e vi dico subito che ovviamente l'apprendista farà il patto con il demoniaco inventore, nel più classico dei faustiani plot, e naturalmente non finirà bene. Poi basta, al lieto fine si arriverà, perché comunque c'è Gretl, la figlia dell'oste, e c'è che per far funzionare un congegno umano in modo perfetto, alla fine, serve sempre un imperfettissimo cuore umano.
Una fiaba gradevole, quindi, che Pullman porta avanti con una scrittura semplice , senza troppe pretese, un libro piccolo piccolo da leggere con i nostri figli e condividere un po di fantasia.
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