Rimane l'amoro in bocca
Una sera come tante. Il riposo sul divano. La televisione che trasmette pigramente le sue immagini lontane. Sono immagini crude: due ragazzi un po’ brilli vogliono prelevare da un bancomat ma nel piccolo locale trovano una barbona e reagiscono con assurda violenza a quella che considerano un’intrusione fastidiosa, con il suo odore nauseante e i suoi stracci cenciosi: insulti sprezzanti, botte corredate da raccapriccianti risate, una tragica morte. Sono scene agghiaccianti ma lontane da noi, dal nostro divano, dalla nostra quotidianità. Ma cosa succederebbe se in quel giovane dal volto sfocato, irriconoscibile per tutti, tu riconoscessi tuo figlio?
Questa storia la racconta la quarta di copertina e quando iniziamo la lettura sappiamo già che la cena che dà il titolo al romanzo e che ne delinea il tempo e lo spazio narrativo, non è altro che il momento della verità in cui due coppie della borghesia medio-alta dovranno, tra una boccata d’aria in giardino, un bicchiere di vino e un piatto d’alta cucina, decidere il futuro dei propri figli. Una scelta in cui la naturale volontà di difendere felicità e interessi personali deve scontrarsi con la voce della coscienza e la forza del proprio codice morale. Lo sappiamo. Sappiamo che sarà una cena difficile da digerire perché l’argomento è di quelli che fanno riflettere e gli interrogativi etici che mette in campo sono di quelli scomodi e strazianti.
Eppure il romanzo spiazza perché quello che leggiamo va oltre tutte le nostre aspettative. Herman Koch spinge la provocazione fino alle estreme conseguenze e capovolge il ruolo educativo dei genitori, ci toglie le coordinate, confonde male con bene, vittime con carnefici. La scrittura rimane lucidamente distaccata nello svelarci, tra continui flashback e rimandi, la verità psicologica che si cela dietro l’apparente normalità dei personaggi e nel condurci fino alle sue estreme conseguenze.
Tanti libri lasciano l’amaro in bocca perché ti costringono a lottare accanto al protagonista per pagine e pagine per poi concludersi in uno sconfortante fallimento, ma qui il senso di disagio e di smarrimento è totale e diverso perché non hai punti di riferimento a cui aggrapparti, personaggi che incanalano le tue emozioni, voci nelle quali immedesimarti. E’ un mondo capovolto da un delirio di crudeltà in cui il grande assente è il senso civico e morale. Il punto di vista narrativo è originale e politicamente scorretto, il risultato è destabilizzante e indigesto, ciononostante è sicuramente un romanzo che consiglierei perché purtroppo la realtà che racconta non è poi così lontana da noi.
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