14 Racconti sulla classe operaia anni 60/70
La chiave a stella (1978) di Primo Levi - macro-testo costituito da quattordici racconti legati da una serie di costanti tematiche e strutturali – è uno dei pochissimi testi letterari italiani dedicati al lavoro manuale. Narra e descrive infatti il mestiere di un operaio specializzato in grandi costruzioni in acciaio, Libertino Faussone che, insofferente verso i reparti industriali, si impiega come montatore nei cantieri sparsi in tutto il mondo.
Il tema del lavoro era stato centrale negli anni Sessanta-Settanta in una produzione narrativa influenzata dal boom economico da una parte e dalla contestazione studentesca e operaia dall'altra, fattori che avevano dato luogo a una serie di testi centrati per lo più sull'alienazione del lavoro di fabbrica. L’opera di Levi, all'epoca della pubblicazione, segna un netto scarto rispetto alla narrativa industriale. Infatti il protagonista de "La chiave a stella" è emblema di un orgoglio operaio che trova il suo coronamento nella capacità di lavorare fuori dalla fabbrica. Il testo può essere inteso dunque sia come risposta al “rifiuto del lavoro” che circolava presso i movimenti giovanili che come simbolo del declino della lotta operaia e della produzione fordista. La raccolta di racconti presenta un’impostazione fortemente dialogica: il narratore mostra di attingere il contenuto del testo dalle chiacchierate intercorse con Faussone durante la permanenza in Unione Sovietica, dove entrambi si trovano per motivi professionali. L’io narrante è un evidente alter-ego dell’autore.
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