Davvero bello! Toccante!
Una donna sola, un anno vissuto in montagna inseguendo l' amor proprio, un tentativo di ricostruzione chiedendo di essere dimenticata, lontana dalla incivile civiltà che rincorre il superfluo.
Dietro di se' il deserto dell' anima, dentro la voglia di rifiorire, una fuga per tornare a essere imparando a stare, nessun rimpianto, senza sentirsi continuamente altrove.
La montagna diviene magister vitae, essenza, cura, vita, attesa, silenzio, integrazione nel cuore di un' armoniosa presenza, la donna ne respira i ritmi, tutto si ricopre di senso e riscopre il proprio senso.
Qui si vive di mutualità, fidandosi di chi si ha accanto, ogni individualità diviene parte di un tutto, ogni oggetto, forma animale inconsapevole o umana presenza assume significato nel fluire dell'esistenza.
La protagonista si muove lentamente, in fuga da ciò che non le manca, cambia se' stessa, si adegua e si scopre diversa, abbandona le scorie del passato, si mimetizza e apprende, assorbendo e godendo dell' imperturbabile scorrere degli avvenimenti.
La montagna da' la vita e la toglie improvvisamente, non resta che accettarne e seguirne le regole, assecondarne la volontà cedendo alla paura, vivendo i singoli momenti.
Qui gli esseri umani assumono sembianze indefinite, ..." lo sguardo raccolto dello Straniero, la presenza muta della Guaritrice, la compagnia senza parole della Rossa al tavolo ".... volti scolpiti e trasfigurati, eterni per quello che rappresentano, cosi' umani nelle proprie debolezze.
C'è, in ..." chi abita questo luogo, la necessità di trovare riparo alle anime rotte, l'obbligo di occupare lo spazio che le ferite lasciano nelle persone, la maledizione di sentire il dolore dell'altro"....
I piccoli gesti assumono vita come i lunghi silenzi che predispongono all' ascolto e al senso di comunanza, addentrandosi in un universo di relazioni dove ciascuno fa la propria parte, aprendosi agli altri con grazia, sentendosi amato per quello che è.
La protagonista vive tra le scorie del passato, i mesi e le stagioni la ricondurranno al senso delle cose e delle parole, a una dimensione smarrita e ritrovata, laddove la fatica illumina i singoli giorni.
Qui ha così tanto tempo da condividere con sé stessa per conoscersi meglio, sentendosi parte del tutto e venendo a patti con l'esistenza in una vita che spesso fa resistenza, partecipe del proprio silenzio, un luogo immutabile in movimento, come tutte le creature che la abitano.
La montagna e' passato e presente, mentre le impronte nella neve presto svaniranno ricordandoci che non siamo niente e che l' inverno è il tempo della casa e dei ricordi.
Qui, lentamente, i legami si stringono, cresce la consapevolezza di sé e degli altri, l'ascolto insegna l' accettazione, si vive e non si sopravvive, riuscendo ad abitare il dolore.
Nella sofferenza della perdita la donna riscoprirà il senso delle piccole cose che abitano in lei, curando chi cerca cura, stringendosi attorno alle proprie paure, abbandonando la fretta.
E allora, con gioia, apprezzerà la sacralità della vita non consapevole in ogni essere che non sa di esistere e non si sentirà piu' sola, ma sapra' stare da sola.
La fine di un percorso sfocia in una Epifania, il ritorno si scopre diverso quando tutto è cambiato, allora non resta che ascoltarsi e incamminarsi verso il domani.
Poche parole, un cammino salvifico, ecumenico, necessario, distillato di essenza e semplice diario, un viaggio nel cuore dell'esistenza che non prevede ritorno, immersi nella consapevolezza di silenzi parlanti, laddove amore e poesia colorano il senso dell'esistenza.
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