Per conto mio toccante!
Un incontro di solitudini. Questo è La piccola Chartreuse. Sola è Èva nel suo cappotto rosso che aspetta la mamma davanti alla scuola, sotto la pioggia battente. Solo è il grande e grosso libraio Etienne Vollard, tanto nel suo furgone quanto nella sua vita. Sola è Thérèse Blanchot, giovane madre di una figlia senza padre, che vorrebbe scappare e non lo fa, o meglio: lo fa a piccole dosi. Solo è infine un quarto personaggio, l'unico a narrare in prima persona e a rivelare qualcosa del doloroso passato di Vollard. Un incontro di solitudini attorno alle quali ruota un vortice impetuoso di grandi temi: infanzia, bullismo, emarginazione sociale, disagio psicologico... Pierre Péju scrive un romanzo intenso, pieno di dolore, qualche speranza e tante sofferenze individuali. La spiegazione del titolo – azzeccatissimo e ricco di poesia – arriva un bel pezzo avanti nella storia, e andrà a dare forma, se così si può dire, alla voce principale e più assordante della solitudine: il silenzio. Un silenzio che trova una forma perfetta all'interno delle pagine, nella scrittura educata ma forte di Péju: pochi dialoghi, pochi discorsi diretti, qualche declamazione.
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