E il naufragar m'è dolce in questo mare
Sono stata attirata verso questo libro dal titolo che mi parso davvero affascinante e poetico, precisamente “La prima alba del cosmo” scritto da Roberto Battiston, docente all'Università di Trento in Fisica Sperimentale con ricerche dedicate alla Fisica spaziale e astroparticellare e alla ricerca della materia oscura, oscura come la mia conoscenza in merito, anche se la curiosità al riguardo è davvero alta.
Fin dalle prime pagine del libro che è un vero romanzo o meglio un tentativo di biografia del nostro Universo con tutti i dubbi e le domande che questo comporta, mi sono ricordata subito del verso leopardiano “e il naufragar m'è dolce in questo mare”, affascinata a partire da quella tremenda domanda che ogni tanto ci scuote l'animo, cioè: “Cosa sappiamo davvero del pianeta che abitiamo, del cosmo che lo ospita, della loro nascita ed evoluzione?”
Tutto ciò riguarda la sfida più difficile che l'Uomo si è trovato di fronte, cioè il progresso verso la conoscenza, progresso che non segue mai una linea retta, ma che è fatta di tanti errori e cancellature, di scoperte sfolgoranti che in un attimo ti fanno sentire vicino alla verità e poi di atroci delusioni.
Da quando l'uomo è stato capace di organizzare i primi veri pensieri, si è posto le domande cui ancora sta cercando di rispondere sul tempo e lo spazio, sul Big Bang, sull'Universo e sulla nostra provenienza, sulla nostra Unicità e quindi solitudine o sulla presenza di altri lassù su pianeti più o meno lontani, di qualcuno che si sta ponendo le nostre stesse domande.
Quello che colpisce immediatamente fin dalle prime pagine è la forma dell'eloquio, lo stile, il linguaggio divulgativo di Battiston che, come si dice, ha saputo scendere dalla cattedra per farsi comprendere da tutti, anche dagli -ignoranti- in materia.
Mi è piaciuta molto anche la frase simbolo che Battiston mette all'inizio del libro, cioè un pensiero del grande Albert Einstein: “Quello che davvero mi interessa è se Dio, quando creò il mondo, aveva scelta”, una frase potente in cui davvero ci perdiamo.
E, quello che l'autore ci vuole far capire, è proprio l'importanza di queste domande e della ricerca delle risposte, il valore dei successi e ancor più degli errori che a poco a poco, nel corso dei secoli hanno modificato il nostro modo di conoscere il mondo e di conseguenza il nostro modo di essere nel continuo tentativo di superare i limiti di ciò che è noto.
Oggi sappiamo molte cose, ma proprio questo ci crea altri dubbi e quindi la ricerca di nuove verità che alla fine si rivelano sempre parziali ed è da qui che ogni scienziato ed ogni persona nel suo piccolo deve partire, in un'alba continua perchè essa è la promessa di una certezza, il Sole, ma anche un qualcosa che ancora non è stato raggiunto.
Lettura consigliata.
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