Opinione su La secchia rapita - Tassoni: Tassoni, e una "secchia" d'insofferenza
Tassoni, e una "secchia" d'insofferenza
01/02/2019
Vantaggi
Se la si intende, la "Secchia" può davvero essere lettura esilarante
Svantaggi
Al solito, il linguaggio poetico dei tempi di Tassoni è un po' duretto a masticarsi
Tassoni, dunque, non sopportava più gli antichi attrezzi del mestiere per cui vere torme di poeti si davano a scrivere in poemi giganteschi di eroi, di avventure e di dame. Quindi, decise che era arrivato il momento di mettere in ridicolo tutto quel ferrovecchio: e di qui la nascita della "Secchia rapita".
Anche la causa della guerra tra bolognesi e modenesi è assolutamente risibile: mettersi in guerra per una secchia vecchia e sgangherata è, oltre che ridicolo, mortificante per la ragione di chiunque abbia un minimo di cervello. E poi, il colmo del ridicolo è che persino gli Dèi dell'Olimpo si mettono a "Concilio" per deliberare "chi" gli stessi dèi debbano difendere a spada tratta: se i bolognesi o i modenesi. Infine, il "Grande Eroe" dei poemi cavallereschi è letteralmente detronizzato dalla farsesca figura del Conte di Culagna: il quale sapeva davvero spararle grosse, ma che alla fine era soltanto un millantatore, che tra l'altro si faceva trovare con braghe a mezza gamba.
A parte il fatto che Tassoni sembra voler ridicolizzare qualsiasi "causa" di guerra, che spesso porta inutili tormenti per motivi talvolta futili (se non inventati di sana pianta), la "Secchia" è sicuramente una graffiante parodia del Poema Eroico, che ai suoi tempi imperversava nelle Corti italiane e straniere. L'opera è veramente il segnale di un'aperta insofferenza verso certi "schemi" ormai consunti della letteratura italiana, veicolando anche l'ipotesi (non remota) che era tempo (se non tardi) di cambiare finalmente registro.
Ma, il messaggio di Tassoni non fu sostanzialmente recepito, e fu probabilmente anche per questo eccessivo attaccamento alla tradizione classica che la letteratura italiana perse il treno con le letterature straniere, asserragliandosi in un linguaggio e in forme artistiche che, alla resa dei conti, ne hanno fatto una letteratura d'élite, e infine scarsamente popolare.
Il povero Tassoni ce la mise tutta, ma, come si dice: "Nessuno è profeta in patria".
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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