Benvenuti nell'antico West
Come sempre per quanto riguarda McCarthy si tratta di un libro non banale...si ritrovano temi molto ricorrenti nell'autore, come la violenza che sembra una caratteristica inevitabile dell'uomo, la frontiera, la solitudine, la falsità del sogno americano... Ambientato nella metà dell'ottocento questo romanzo di 337 pagine narra la sfrenata caccia selvaggia di una banda di cacciatori di scalpi, guidati da un giudice sui generis, privi di scrupoli e assetati di sangue che imperversa impunita tra Messico e limitrofe regioni americane lasciandosi alle spalle una infinita scia di morti e instilla nel lettore la convinzione, se ancora ce ne fosse bisogno, che il "branco" libero dai freni della legge di Dio e degli uomini non conosce limiti alle peggiori azioni macchiandosi di delitti che soddisfano solo istinti animaleschi. Romanzo certamente non facile da recensire. Lo stile asciutto di McCarthy descrive ogni genere di atrocità in un allucinante agglomerato di infamia umana. Lo stesso quindicenne protagonista, sappiamo il nome di tutti tranne che il suo, non è certo un esempio di integrità morale ma nel complesso è uno dei soggetti meno crudeli, tutt'altra cosa il giudice Holden che è probabilmente il personaggio più astuto e malvagio di cui ho mai letto in un libro. L'opera non è delle più digeribili fra quelle dello scrittore e non è certamente adatta a persone molto sensibili, personalmente ho fatto fatica a finirlo, ma mio marito preso in mano non lo ha mollato più, non è una lettura per tutti, e questo l'ho abbiamo capito, dovete essere amanti di Cormac McCarthy e dei suoi romanzi di sangue e terra, benvenuti nell'antico West
Segnala contenuto