Opinione su Mia cugina Rachele - Daphne du Maurier: Molto avvincente
Molto avvincente
02/07/2020
Vantaggi
splendido
Svantaggi
non trovati
Philip Ashley e suo cugino Ambrose si erano innamorati entrambi della stessa donna e quest’amore tanto passionale quanto distruttivo sarebbe stato la rovina di entrambi. Cornovaglia, metà Ottocento. Philip aveva intuito il proprio destino da piccolo, a 7 anni, quando accanto al cugino più grande di lui di 18 anni, aveva visto penzolare un impiccato in catene. Chissà, forse Ambrose aveva condotto lì il bambino del quale si era preso cura dopo la morte dei genitori per mettere alla prova i nervi di Philip, per vedere se sarebbe fuggito a gambe levate oppure scoppiato a piangere o a ridere. Ambrose per Philip era tutto, padre, fratello, tutore, consigliere, guardiano, in poche parole il suo mondo da quando Philip a pochi mesi di vita era stato affidato al cugino. Erano trascorsi degli anni, Philip era diventato grande, Ambrose, tanto eccentrico quanto misogino e anticonformista, era solito soggiornare all’estero per svernare. Durante un viaggio in Italia l’uomo aveva conosciuto una donna di nome Rachele, vedova del defunto conte Sangalletti, sensibile e di piacevole compagnia. “Ho fatto conoscenza con una nostra parente...”
aveva scritto Ambrose in una lettera a Philip. Poi un giorno era arrivata un’altra lettera dall’Italia:
“Io e tua cugina Rachele ci siamo sposati quindici giorni fa, ora siamo a Napoli in luna di miele e intendiamo far presto ritorno a Firenze”.
Philip era rimasto male nell’apprendere questa notizia inaspettata, ma la preoccupazione era salita al culmine nel ricevere da Ambrose questo biglietto:
“Per l’amor di Dio, vieni appena puoi. Rachele, il mio tormento, mi sta distruggendo. Sbrigati, o sarà troppo tardi. Ambrose”.
Arrivato a Firenze, Philip aveva scoperto che suo cugino era morto e che Rachele era andata via. Quando Rachele era arrivata nella casa avita dei cugini, Philip deciso a vendicarsi nei suoi confronti, perché la riteneva colpevole della malattia improvvisa di Ambrose, ne era restato immediatamente soggiogato, avvinto dal fascino di questa donna stupenda, indecifrabile, indubbiamente carica di raffinata perfidia.
Un amore violento dal quale il giovane inesperto di faccende di cuore, non avrebbe potuto difendersi.
“Ci sono donne, Philip, anche donne onestissime, che senza averne alcuna colpa portano solo disgrazie. Tutto ciò che toccano si trasforma in tragedia”
era stato l’avvertimento di Nick Kendall, il padrino di Philip, ma invano.
“I suoi lineamenti erano come quelli impressi sulle monete romane, decisi ma al tempo stesso minuti”.
In un crescendo drammatico, pagina dopo pagina, Daphne du Maurier crea un’atmosfera cupa e inquietante fino al finale originale che riporta, prima della parola fine, una significativa frase rubata alla prima riga del testo. L’io narrante del protagonista, ammaliato dalle spire di Rachele, restituisce al lettore una straordinaria figura femminile, enigmatica e indipendente.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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