Storia di Lucia, la Picciridda
Mi sono trovata a leggere il libro di Catena Fiorello (il suo romanzo d'esordio) dopo aver visto il film in quanto volevo assaporare tutte le parti e le sfumature che per forza di cose in un film vengono omesse.
Picciridda è il nome affettuoso con cui la nonna chiama sempre Lucia, la nipotina di 11 anni appena compiuti che vive con lei perchè i genitori sono partiti, come tanti negli anni '60, verso la Germania per cercare lavoro insieme al secondogenito troppo piccolo per essere lasciato anche lui lì.
La voce narrante in prima persona è proprio quella di Lucia che parla da Leto (Letojanni per la precisione) che si trova sulla costa siciliana tra Messina e Catania ai piedi dell'Etna, tutt'altra zona rispetto alla località scelta per il film, cioè l'isola di Favignana alle Egadi.
Lucia si fa introversa, è spesso pensierosa e spera che quello che gli hanno promesso i genitori si avveri e che lei possa raggiungerli.
La Picciridda comprende presto che la vita è fatta di dolori, più numerosi delle gioie. È insomma consapevole di essere, secondo un detto del suo paese, -la figlia della gallina nera- , quella cui non va bene niente: infatti non solo è sempre triste al pensiero dei genitori, ma la sua amica più cara muore per malattia ed un'altra, depressa, si suicida.
In questa situazione Lucia, non più Picciridda, matura e cresce in fretta in un rapporto d'amore e contrasti con Donna Maria Amoroso la nonna, immagine di quella stessa della scrittrice a che a lei si è ispirata nel descriverla: è il loro rapporto il centro focale del romanzo attorno a cui la scrittrice è riuscita a creare non solo personaggi più o meno importanti ma a dar vita ad un vero e proprio paese.
In conclusione, il racconto è e rimane un vero e proprio manifesto alla forza delle donne che da sole allevano i figli, crescono, lavorano e ricevono rispetto dalla comunità.
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