Centravanti di qualità
Ramon Angel DIaz è da molti ricordato come l'allenatore del River Plate nei primi anni 2000, che condusse a vincere ben sei campionati e una Coppa Libertadores.
Prima, però, di sedersi in panchina, ha solcato con non poche soddisfazioni il manto verde, soprattutto in Italia.
Centravanti piccolo e veloce, esprimeva al massimo il suo potenziale all'interno dell'area di rigore.
Molto forte tecnicamente, faceva dell'agilità una delle sue armi vincenti.
Giovanissimo era considerato quasi al livello dell'immenso Diego Armando Maradona, con il quale visse momenti felici in occasione della vittoria dell'Argentina ai Mondiali Under-20 del 1979.
Meno felice fu poi la successiva convivenza nella Nazionale maggiore, che portò Diaz ad una prematura chiusura della sua permanenza in Nazionale.
Comunque il talento del piccolo attaccante attrasse le attenzioni di molti club europei, tra cui il Napoli si dimostrò il più lesto nell'ingaggiarlo.
Si erano appena conclusi i Mondiali del 1982, che videro la vittoria dell'Italia guidata da Enzo Bearzot, quando Diaz approdò alle falde del Vesuvio.
La sua prima stagione in Italia, però, si rivelò fallimentare.
Alla fine della stagione i gol segnati furono appena 3, con molte prestazioni tutt'altro che esaltanti.
La dirigenza partenopea decise di cederlo all'Avellino, squadra di provincia con aspirazioni ben più modeste.
Proprio in Irpinia, invece, Ramon riuscì a mostrare le sue qualità.
Divenne un punto di forza della compagine di verde vestita, garantendo sempre uno standard prestazione di rilievo assoluto.
Normale conseguenza fu l'ingaggio da parte della Fiorentina.
Anche in maglia gigliata ebbe un buon impatto, firmando due stagioni di ottimo livello.
Ormai trentenne arriva la grande occasione.
L'Inter, seppure come ripiego e con scarsa convinzione, lo ingaggia nel 1988.
Arriva lo Scudetto, punta massima della sua carriera calcistica.
Nonostante le 12 segnature, però, non viene confermato e l'anno successivo si trasferisce in Francia, nelle fila del Monaco, dove rimane due anni, vincendo una Coppa nazionale.
Dopo l'esperienza monegasca, dopo quasi un decennio vissuto in Europa, torna nel suo amato River Plate, che lo aveva lanciato nel mondo del grande calcio.
Ancora due stagioni vincenti, con tanto di campionato vinto, prima di provare l'esperienza nipponica.
E' il suo canto del cigno.
Nelle fila dei Yokohama Marinos segna una caterva di reti, laureamdosi anche capocannoniere del campionato giapponese.
Una conclusione gloriosa di una carriera non priva di soddisfazioni, ma che avrebbe potuto essere ben più brillante.
Il carattere spigoloso non lo ha di certo facilitato nella sua carriera, ma gli ha poi consentito di essere un validissimo allenatore, il tipico "sergente di ferro" sudamericano.
Proprio in tale ruolo, si è dimostrato un vincente, come sopra detto, riuscendo a diventare anche Commissario tecnico della Nazionale paraguaiana.
Attualmente siede sulla panchina dorata dell'Al-Hilal, il club più prestigioso e titolato d'Arabia.
Una sorta di pensione d'oro alla soglia dei sessant'anni.
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