Opinione su Satire - Ludovico Ariosto: Ariosto, le "Satire", e il focolare domestico

Ariosto, le "Satire", e il focolare domestico

03/02/2019

Vantaggi

Le "Satire" costituiscono sicuramente il mezzo più idoneo per conoscere a fondo il carattere di Ludovico Ariosto

Svantaggi

Qualche indubbio "svantaggio" è nella lingua cinquecentesca delle "Satire", che tuttavia non presentano difficoltà insuperabili


Il genere satirico fu variamente coltivato in età umanistico-rinascimentale: in un periodo, cioè, dove s'era affermato tra gli intellettuali e i letterati di tutta Europa un vero culto per il mondo antico, e per la letteratura greca e latina.

Maestro riconosciuto e venerato era ovviamente il poeta latino Orazio, famoso in tutta l'età moderna (e anche prima) proprio come il più grande autore di satire. Nel Medioevo, quando gran parte dell'opera di Orazio giaceva in parte ancora inesplorata, egli era ricordato essenzialmente come autore satirico: "Orazio sàtiro" lo definì Dante.

Il carattere bonario delle "Satire" orazione ben si confaceva al carattere altrettanto bonario, quanto "sedentario" di Ludovico Ariosto. Se c'è un tema che ricorre spessissimo nelle sue "Satire" è l'avversione per il viaggio (per lui stancante al massimo); anche se, è doveroso sottolinearlo, Ariosto nella sua vita non ebbe l'opportunità di starsene sempre comodamente a casa: spesso il lavoro alla Corte di Ferrara lo obbligava a lunghe assenze da Ferrara, come quando, per esempio, dopo le sue inutili lagnanze col Duca, fu letteralmente costretto ad andare in Garfagnana a fare il "governatore".

L'amministrazione di quella regione a quei tempi ancora molto ardua a governarsi, piena di pericoli e di "ladroni", lo spingeva a scrivere quasi ogni giorno al Duca, pregandolo di farlo tornare presto a casa. Insomma, nelle "Satire" ritorna incessante l'avversione per il viaggiare ( egli asseriva che preferiva di gran lunga viagggiare con lo "Ptolomeo", vale a dire con l'Atlante geografico); e l'amore invece per la propria città e per la propria casa: "Home, Sweet Home", potrebbe essere il motto con cui certamente Ariosto si sarebbe mostrato "sempre" d'accordo.

La casa, le amicizie ferraresi, lo studio degli antichi erano dunque le vere "passioni" dell'Ariosto; e questo carattere "casalingo" e tutto dedito allo studio costituisce dunque il "leit-motiv" delle sue "Satire", che sempre hanno suscitato nei lettori simpatia per un uomo che, come abbiamo detto, amava sì la casa e la famiglia, ma che ebbe però per molti anni, per le incombenze di lavoro a Corte, poche possibilità di godersele sino in ondo.

Non vorrei sembrare ripetitiva, ma, anche le "Satire", non costituiscono lettura facile e amena per i "moderni" come noi.

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