Il libro più doloroso
Storia della Bambina Perduta è l’ultimo libro di una tetralogia che il grande pubblico mainstream ha conosciuto grazie alla fortunata fiction di Costanzo su Rai 1, dando la possibilità sempre a più persone di conoscere anche le protagoniste racchiuse dietro le pagine scritte. Elena Ferrante lascia i suoi lettori con il libro più crudele di tutti, con un addio che sa di rimpianti e tante domande cui nessuno potrà mai dare risposte. La storia continua da dove la si era lasciata nell’altro libro, forse il più pesante perché troppo calato nel politico e nel quotidiano. Si arriva agli anni Ottanta. Elena e Lila sono donne e madri e devono affrontare nuove sfide, da una parte il loro ruolo di madri, dall’altro quello di donne lavoratrice, che cercano di non perdere mai la loro identità. Il tragico titolo del libro fa da cassa da risonanza ad un dolore che accompagna una delle due donne per tutta l’ultima parte della sua vita, fin all’epilogo di questa epopea così universale da far immedesimare miglia e migliaia di lettrici. Perché chi ha letto la storia almeno una volta si sarà chiesta se quei sentimenti così magistralmente scritti le appartenevano almeno un poco e se una Lila o una Lenù ad un certo punto ha fatto parte della propria vita. Io lo consiglio. Libro magistrale, non il mio preferito, forse preferisco la parte dell’infanzia e prima adolescenza, ma veramente ben fatto, finale che potrebbe non piacere a tutti, ma bisogna capirlo.
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