Opinione su Suburbicon: Commefia noir di mio gradimento
Commefia noir di mio gradimento
02/05/2020
Vantaggi
Cast, regia, trama particolare e avvincente
Svantaggi
Non adatto a tutti
"Suburbicon" è un film del 2017 che porta la firma di George Clooney. Il ben noto attore ci ha lavorato non soltanto in veste di regista, ma anche di sceneggiatore e produttore assieme ai fratelli Coen e a Grant Heslow.
Il nome della pellicola - Suburbicon per l'appunto - è anche quello della cittadina immaginaria che è al centro della storia narrata. Siamo nel 1959 e la vita procede in maniera idilliaca a Suburbicon. I quartieri sono perfetti, anche la gente si erge a simbolo di compostezza e rigore. L'ordine che traspare è destinato a essere dapprima minato e poi sconquassato dall'arrivo della prima famiglia afroamericana, tranquilla, composta da un bambino, padre e madre, e con un grado elevato di sopportazione nei confronti delle angherie che subisce. Ed ecco che si affronta un tema sempre caro e mai da sottovalutare: la segregazione razziale, viva e possente anche negli anni Cinquanta, quando il progresso e il boom economico in America stavano producendo solo effetti positivi. Purtroppo quello stesso progresso ha escluso proprio gli afroamericani, e nel film questo argomento resta una parte che funge da sottofondo non ingorabile per quasi tutto il tempo. In verità la storia che ci viene narrata con più attenzione è un'altra, che alla fine, inesorabilmente, andrà a confluire nella sottotrama inerente al razzismo. Se quelli di colore vengono additati come il male, è in realtà nella casa di una apparentemente rispettabile famiglia bianca che si consuma il peggio, attraverso una escalation di sotterfugi e violenza. Matt Damon (Gardner Lodge) e Julianne Moore (Margaret e Rose) interpretano la classica famiglia americana con un figlioletto, Nicky. Il loro ordine in realtà è solo apparente e di breve durata. Poco per volta la trama si sbroglierà rivelando tutte le crepe che erano state occultate dai Lodge. L'atmosfera del film ha una carica potente fatta di contrasti visivi che affondano radici nella psiche deviata dei personaggi. La perfezione estetica cozza con la perversione che si annida nei protaginisti, a partire dai Lodge fino ad arrivare ai vicini razzisti. Il male si nasconde proprio nelle figure che appaiono più docili e, in tutto questo, il bambino rappresenta l'unica persona portatrice di innocenza e speranza in una cittadina che non è più modello di compostezza bensì di nefandezze.
Come tutti i film dei fratelli Coen che ho visto, anche in questo le personalità dei comprimari sono contrassegnate da contraddizioni e una sorta di stupidità di fondo che, inserita in un contesto a tratti sinistro, conferisce alla pellicola un'aura positivamente inquietante.
Si potrebbe pensare che nel film in questione ci siano troppi elementi, ma in realtà io ho apprezzato ogni minuto della sua durata. Ho trovato lo stile narrativo di mio gradimento, ho recepito i messaggi sottesi delle varie situazioni, mi ha colpita le recitazione di ogni interprete (Damon, Moore, il bambino e anche un formidabile Oscar Isaac), la regia di Clooney mi ha trasportata senza intralci e le musiche di sottofondo del pluripremiato Alexandre Desplat hanno fornito l'elemento indispensabile per sublimare ogni scena.
Il mio giudizio in merito a questa commedia noir è assolutamente positivo, anche se la critica d'oltreoceano non ha dimostrato altrettanta clemenza nei suoi confronti.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
-
trama
-
ambientazione
-
personaggi
-
sviluppo
-
adatto a tutti
Valuta questa opinione
Ti sembra utile quest'opinione?
Scrivi un commento