Un mattone
Ispirato ai dipinti di Simon Stalenhag, sospesi e irreali con macchine e robot che sembrano in eterna attesa da un tempo infinito e parte della struttura stessa della natura, questa serie, diretta da Jodie Foster, si rivela essere un mattone praticamente insopportabile, pesante in ogni suo dettaglio, e che sinceramente almeno per i miei gusti non riesce a trasporre le atmosfere sognanti delle tele, ma soltanto a proporre episodi di una lentezza ingiustificata, sospensioni che non portano a nulla. In molti casi la rappresentazione di paesaggi e situazioni non fa nient'altro che citare alcuni classici della fantascienza come “ai confini della realtà” e tutto ciò che ne è derivato nel tempo. Devo ammettere che già al secondo episodio avevo voglia di passare ad altro, e che ho continuato la visione di questo mattone fino all'ultimo episodio solo perché non avevo altre serie da vedere che mi ispirasse lo un minimo. In tutta sincerità spero che non ci sia una seconda stagione, perché oltre a essere una mattonata è anche un'opera estremamente pretenziosa e che dietro ipotetiche riflessioni filosofiche, in realtà tende ad imporre una visione del mondo che sinceramente mi ha ampiamente rotto le scatole.
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