Tema difficile e toccante
Una mamma che affronta con lucidità, sensibilità e soprattutto con parole, espressioni e frasi molto delicate il problema della disabilità del proprio figlio, Arturo. Un excursus molto toccante quello della Parrella , mai capitoli banali in questo romanzo, tutto molto profondo e da metabolizzare. Niente viene tralasciato al lettore, dai momenti di cupa tristezza e malinconia(..."abito al sesto piano, il parapetto è già studiato da anni. Basta un salto"...) a momenti di commozione e tenerezza, dopo un inatteso invito a giocare da un altro bimbo ad Arturo(..."d'un tratto figlio, ho veduto un posto per te nel mondo, lo spazio di un pomeriggio, e se c'è uno spazio per te, allora ce n'è uno anche per me"...). Molto ben delineate anche le tematiche relative alla burocrazia, che un genitore di un figlio disabile deve affrontare in una società come la nostra, per non parlare della diffidenza, del distacco e dell'indifferenza non solo di estranei, ma purtroppo spesso anche di personale qualificato ad affrontare certe situazioni. Al contrario è molto commovente l'unione e la solidarietà che s'instaura fra genitori nel gruppo che l'autrice chiama simpaticamente "Boh", che non è un sinonimo di stupore, ma solo un anagramma. Voglio concludere questa recensione estrapolando un passaggio che mi ha particolarmente colpito (pag 115)
..""".la disabilità è una possibilità della vita, e quando ne acquisiamo consapevolezza dopo un poco impariamo a sentirla in maniera naturale, istintiva. Ma l'incapacità di mettersi davanti al problema, questa cosa qui genera l'handicap e rende gli uomini miseri, e io e te figlio, a questa abiezione non ci dovremo mai chinare""..
Bello e toccante
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