Da leggere e rileggere
Vantaggi
La scrittrice tratta con rara maestria i problemi tra padri e figli, le incomprensioni ed amarezze che divididono le coppie, i sogni infranti ed irrealizzati.
Di solito non amo molto la dimensione dei racconti, ma con Jhumpa Lahiri, scrittrice di origini indiane che vive negli stati Uniti, si va sul sicuro. E ogni volta che la leggo capisco perché, alla sua oper prima avesse già vinto il premio Pulittzer. Perché è brava, perché scrive bene, con una fluidità semplice e ricca insieme, raccontando storie, che solo apparentemente sembrano legato al luogo, al tempo, alle condizioni degli indiani emigrati in america. In realtà le sue storie arrivano sempre dritte a te. E questa raccolta di racconti (di cui uno per la lunghezza, sembra più un romanzo breve) non solo è bella, è bellissima. protagonisti sono i figli degli emigrati, la nuova generazione indiana che è nata e cresciuta in America, lì ha studiato e spesso ha sposato degli americani. Una integrazione perfetta. Apparentemente. Ma in queste famiglie, tra mariti, mogli, fidanzati, sorelle, madri e padri, c'è sempre un desiderio o un segreto non confessato, una passione irrisolta, una infelicità nascosta. Che un attimo breve svela all'improvviso modificando intere esitenze. A volte. Storie di difficoltà di comunicazione. E non soltanto tra persone di razza diversa, di cultura, educazione, nascita diversa. E l'incomunicabilità che esiste con tutti, solo per il fatto che siamo persone diverse. E la Lahiri la racconta in un modo sottilmente malinconico, come se parlasse della tua storia. Bellissimo. Sei racconti densi, con una scrittura ricca ed appassionanate. Sei storie universali. Trovo estremamente riduttivo definire la Lahiri come una scrittrice indiana che parla di immigrazione e di integrazione. Queste storie hanno un respiro e una profondità in cui chiunque può riconocsersi. Parlano ad ognuno di noi. La scrittrice tratta con rara maestria i problemi tra padri e figli, le incomprensioni ed amarezze che divididono le coppie, i sogni infranti ed irrealizzati. L'ultimo racconto (quasi un romanzo breve) diviso in tre parti narrate i primi due in prima persona uno da ciascuno dei protagonisti e il terzo - che si svolge prevalentemente in Italia -in terza persona è straordinario nella sua struggente malinconia e nell'atmosfera di perdita che lo caratterizza. Da leggere e rileggere
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