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1 Opinioni per Venivamo tutte per mare - Julie Otsuka (2015, Bollati Boringhieri)
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  • sheffield18
    Speranze distrutte
    opinione inserita da sheffield18 il 24/12/2020
    Leggendo questo intimo e drammatico libro di Julia Ortsuka, classe 1962, americana di origine giapponese, mi sono subito venute in mente due cose; da una parte ho pensato al film con Alberto Sordi “Bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” dove si parla del problema degli Italiani all'estero che partivano e poi si facevano arrivare le spose scegliendole tramite foto. La seconda cosa è il confronto che mi è venuto spontaneo con una tragedia greca e il suo coro: neanche qui vi è un personaggio o dei personaggi precisi, ma mi sono immaginata, leggendo, un muro nero da cui un coro di donne parlasse, uscendo alla luce sul davanti una per volta per parlare della propria esperienza singola. Ora “Venivamo tutte per mare” parla degli emigrati giapponesi di inizio '900 negli Usa alla ricerca di un lavoro e di una vita stabile e della fase successiva in cui inviando fotografie e poche notizie (la maggior parte delle quali false o esagerate) chiedevano l'invio di una donna da sposare, a quanto pare, secondo uno stile comune a tutti i popoli immigrati. Affascinante, ipnotica, sconvolgente la parte del viaggio per mare: donne strette le une alle altre che parlano di ciò che hanno lasciato e che pensavano il peggio che potessero incontrare in quanto a usi e a modi di vivere, comunicandosi tra i su e giù delle onde i sogni, le aspettative, le speranze per il “futuro americano”. E poi ecco l'arrivo, gli uomini non corrispondenti alle foto, le case-baracche, il lavoro più duro ancora di quello giapponese, qualche primo piccolo successo e speranza di miglioramento, specie con la nascita dei figli, già cittadini USA. Poi la data fatidica arriva a dividere il tempo tra il prima e il dopo: 7 dicembre 1941 e l'attacco a Pearl Harbour con i Giapponesi in casa trasformati in una notte non tanto in nemici quanto in spie occulte o potenziali. Gli uomini giapponesi allora cominciano a sparire, uno qua uno là fino a quando le donne rimaste sole con i figli in condizioni di solitudine impensabile, di sospetto e delirio di guerra, capiscono che tutti i giapponesi, a partire dagli uomini devono essere deportati e rinchiusi (sperando di non essere uccisi) in località interne sperdute e in condizioni di cui non si sa nulla. Il vortice della vita è ricominciato, ha afferrato ogni piccolo o grande giapponese e lo sta trascinando tra rimpianti, paure, umiliazioni, povertà e paura: un racconto terribile per una storia poco conosciuta e di cui poco si parla, preferendo dimenticare un comportamento d'emarginazione e razzismo davvero sconcertante di fronte invece a un trattamento diverso per persone di origine tedesca ed italiana. Romanzo ricco di tensione e passione, una vera perla rara da leggere, senz'altro, per capire e ricordare che anche questo è stato.
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    romanzo corale intimo intenso
    nessuno