De Carlo non si smentisce.
Sono stato un grande fan dei primi libri di De Carlo che ho trovato davvero appassionanti e unici, ma, dopo cocenti delusioni, non lo leggevo da anni e ci sono stato diversi mesi per convicenrmi a leggere questo libro dall'aria ammattonata, più che una scelta coscente è stato la disperazione del lock-down unita alla difficoltà di procurarsene un altro.
Il libro racconta del visionario arichitetto Perusato che s'innamora dei resti di Villa Metaphora sulla sperduta isola di Tarì e decide di trasformarla in un resort di lusso.
La Villa si trova su un versante dell'isola disabitato e in preda agli elementi naturali che rende l'impresa difficile e costringe l'architetto a dar fondo a tutti i suoi denari, ma trova una compagna in Lucia, una nativa di Tari che ha conosciuto a Tari.
L'inaugurazione è un successo e mette a dura prova la tenuta di un resort che ancora non aveva la camere perfettamente pronte ma riceve ospiti dic aratura internazionale come un guru della finanza, una star di Hollywood...
Andrea De Carlo non risente delle critiche anche perchè mantiene uno zoccolo duro di fan che segue tutte le sue imprese, così lui decide di raqddoppiare e realizza un libro che sfiora le 100 paggine, un'impresa dev'essere stato scriverlo ma anche leggerlo è una vera impresa!
Los tile di De Carlo è sempre lo stesso con un'accuratezza maniacale al dettaglio, ma rispetto ai primi libri ha perso mordente e critica sociale che cerca di farsi perdonare allunganod il brodo e rendendo più estremi i suoi personaggi per poi fare unos forzo immane di scrittura con minuzie per renderli credibili. E non ci riesce almeno ai miei occhi.
Non si può negare che in quest'opera magna lui abbia messo un grande impegno nell'invenzione di una lingua, il tarese, come mescolanza delle lingue dei tanti popoli che si sono succeduti nella conqusita dell'isola, ma anche nell'uso delle lingue originali per i suoi personaggi (tedesco, inglese, francese e russo), un'idea nobile, ma che rende il romanzo ostico da leggere, soprattutto nelle parti scritte in tarese che si saltano facilmente perchè tanto è intuibile facilmente dove il libro vada parare. E questa frammentarietà dovuta all'uso di tante lingue è comunque presente in tutta l'opera con la descrizione accurata di particoalri e dettagli che cade nel didscalismo e presenta infinite ripetizioni, sorpattutto quanto riguarda situazioni e personaggi, quasi mi sembra che lo scrittore tratti il lettore come se fosse stupido e gli ripeta all'inifinito dettagli dei personaggi, ma in realtà è lui che fa tentativi disperati di rendere il tutto più credibile.
E non ci riesce.
I persoanggi sono troppo caricature di se stessi.
E si deve dare anche atto del lavoro fatto in ricerca da parte dell'autore con continue citazioni di opere e autori più improtanti per elevare la sua e dimostrare la cultura dei suoi personaggi, elite in un resort unico, ma diventa ancora più didascalico averle isnerite quasi tutte in un capitolo, quasi a mostrare la sua cultura.
Mi meraviglio di essere arrivato al prevedibile finale, ma è anche vero che sono un lettore piuttosto intuitivo e mi è capitato di saltare frasi, paragrafi o intere paggine in tarese senza perdermi egualmente il senso della storia e velocizzando la lettura, quasi se mi fossi sotituito al correttore di bozze per dare un ritmo a una lettura troppo frammentata e lenta.
E, a ragion veduta non lo consiglio.
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