Blu Story, una storia triste
Blue Story, una storia tratta da fatti veri, una storia d'amore e odio che sotto alcuni aspetti ricorda Romeo e Giulietta con la lotta di spade tra Montecchi e Capuleti sostituita qui da vere e proprie guerre di bande a colpi di machete e altre armi, bianche e non, nella Londra dei suoi quartieri ghetto, là dove il London Eye o il Gerkin o Buckingham Palace sono lontani come dalla Terra a Plutone.
Il regista è Andrew Onwubolu, più conosciuto come Rapman che tra l'altro accompagna come un antico aedo lo svolgersi dei fatti e dà alla storia una strana e interessante sonorità.
Basta scorrere le notizie su internet e vedere per esempio la mappa degli accoltellamenti nelle strade di Londra per sentirsi i brividi nel momento in cui si capisce quanto sia reale la storia raccontata.
I protagonisti Marco e Timmy sono due ragazzini che si conoscono a scuola, si parlano, si proteggono, cercano di affrontare insieme i momenti difficili e contro il loro stesso volere si trovano invischiati, crescendo, in quella che è una “guerra del codice postale” e che oppone -obbligatoriamente- strade vicine ma dominate da gruppi diversi.
Gli attriti cominciano quando i due crescono, poi Timmy scopre Leah, una compagna di scuola, i due si innamorano perdutamente, ma la ragazza viene uccisa dalla gang di Marco durante un attacco. Il ragazzo dopo lo choc, in un momento cambia completamente e cominciano allora le lotte spietate e senza sosta tra le due gang alla ricerca di una vendetta che distruggerà i due anche se in modo diverso.
Il film mi è piaciuto moltissimo e mi ha ricordato anche I Miserabili con la storia delle banlieu francesi: la recitazione è stata perfetta così come la regia.
Film consigliato.
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