Opinione su Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello: Il 12 è il re dei numeri!
Il 12 è il re dei numeri!
10/09/2017
Vantaggi
molto bello
Svantaggi
qualche parte un po' prolissa
Ci aveva un po' ossessionato con questo libro ma nonostante il suo modo assillante di proporcelo era rimasto in me un non so che di piacevole nel ripensare a questa lettura che è un grande classico della letteratura italiana.
Così grazie al book crossing organizzato da un delizioso locale della mia città ho potuto avere una copia di "Il fu Mattia Pascal" semplicemente scambiandola con un libro che avevo in casa e che non mi era piaciuto.
Una bella occasione da cogliere al volo dato che avevo comunque intenzione di acquistarlo visto che il testo letto alle superiori lo avevo venduto al mercatino insieme a tutti gli altri libri di studio.
Il romanzo si snoda in 250 pagine a cui precedono note biografiche dell'autore ed alcune pagine di commento al testo che ho letto molto velocemente perchè mi piace entrare nel vivo della storia senza anticipazioni che a volte raccontano pure il finale e voglio farmi un'idea tutta mia del libro senza farmi influenzare da giornalisti, studiosi e letterati più o meno acculturati che siano.
Da essere pensante voglio trarre le mie conclusioni, non quelle degli altri!
Tra l'altro ero molto curiosa di rileggere questo testo perchè ricordavo alcuni nomi molto vagamente, la trama in maniera grossolana e avevo completamente dimenticato il finale, particolare che mi ha spinta ad iniziare subito la lettura appena ho avuto in mano il mio libro.
Devo ammettere che se per un romanzetto di narrativa, 250 pagine le leggo in un paio di giorni, per questo testo di letteratura ci ho messo due settimane.
Non è scritto in un linguaggio particolarmente arcaico ma Pirandello include spesso riflessioni molto interessanti, pensieri di Mattia e Adriano che hanno fatto ragionare molto anche me, alcune vicende un pochino ingarbugliate che hanno richiesto attenzione.
Che fretta c'era in fondo di finire un libro di questa portata in quattro e quattr'otto?
L'ho letto con la giusta calma ed attenzione e me lo sono gustato senza il terrore dei compiti in classe o la noia di dover rispondere ad un questionario come ai tempi di scuola.
Mattia Pascal vive nell'immaginaria Miragno ed ha un'esistenza non particolarmente esaltante.
Sua moglie Romilda è una megera, sua suocera è peggio, le figliolette sono morte molto prematuramente e l'intera famiglia è coperta di debiti per via della mala gestione del disonesto amministratore Batta Malagna delle ricchezze di famiglia.
Per una serie di motivi che non sto qui ad elencare, Mattia apprende che è stato ripescato un cadavere nel fiume e che sua moglie Romilda, la suocera e tanti altri abitanti del paese lo hanno riconosciuto proprio come il suo cadavere.
Lo smarrimento iniziale e la voglia di gridare che è vivo e vegeto viene immediatamente sopita da un senso di liberazione che porta Mattia Pascal a liberarsi in un colpo solo di suocera, moglie, debiti e tutti i problemi legati alla quotidianità.
Grazie ad una bella fortuna vinta al casinò, Mattia inizia a viaggiare, mutando la sua identità in Adriano Meis.
Dopo tanto peregrinare si stabilisce a Roma e prende in affitto una camera in casa di Anselmo Paleari in cui vivono anche sua figlia Adriana, il cognato Terenzio Papiano, l'avvinazzata e brutta maestra di pianoforte Silvia Caporale.
Ben presto l'esistenza di Adriano Meis si complica e forse quella libertà data dalla sua presunta morte non poi così piacevole come all'inizio era sembrata.
Il tema dell'essere ed apparire che caratterizza la narrativa di Pirandello è chiara e semplice sin dall'inizio della storia.
Meglio essere Mattia Pascal con un'esistenza piena di problemi quotidiani e legalmente riconosciuta o apparire come Adriano Meis con una vita tutta da riscrivere ma che fondamentalmente non esiste per nessuno?
E' tutto un gioco di prospettive quello che Pirandello ci propone in questa storia.
Mattia Pascal ha i suoi bei problemi che Adriano Meis risolve con un colpo di spugna ma dopo una piacevolissima solitudine iniziale ed uno sconfinato senso di libertà che porta la sua nuova persona a viaggiare e godersi la sua nuova esistenza, il protagonista si rende conto che dovrà campare per tutta la vita con la vincita del casinò dato che essendo legalmente morto non può lavorare e provare a puntare soldi ancora una volta al casinò lo espone al rischio di perderli e complicarsi ancora di più l'esistenza.
Mattia Pascal seppur non fosse circondato da persone particolarmente affettuose aveva amici ed una famiglia, era conosciuto in tutto il paese, poteva parlare e fare vita sociale mentre Adriano Meis non è libero neanche di comperarsi un cagnolino perchè non esistendo davvero non può pagare le tasse, non può innamorarsi perchè non può sposarsi e non potrebbe raccontare ad un'ipotetica fidanzata la sua vera storia e per lo stesso motivo deve star sempre attento a chi conosce ed a quello che dice onde evitare che si scopra il suo inganno.
Mattia Pascal aveva una casa ed un'esistenza dignitosa Adriano Meis deve accontentarsi di una camera in affitto per poche lire dato che non può acquistare un immobile nè tantomeno affittare una bella casa tutta per sè.
Mattia Pascal aveva delle radici, un paese, delle abitudini, una piccola rendita, Adriano Meis è fine a sè stesso, non è parente di nessuno, ha un passato finto di bambino nato su un piroscafo e rimasto orfano giovanissimo, non può denunciare il furto dei suoi soldi nè un'aggressione subita.
Nasce così nel protagonista il dubbio su chi fosse davvero più libero tra Mattia ed Adriano.
Mattia doveva vivere una vita ancorato a diritti e tanti doveri, Adriano fondamentalmente vive di soli diritti che però senza doveri non sono nulla.
Non ha diritto di denunciare i soprusi subiti, non ha diritto a lavorare, non ha diritto ad una confortevole sistemazione semplicemente perchè non ha avuto il dovere di iscrivere all'anagrafe come Adriano Meis.
Non è un cittadino, non è nessuno.
Essere nessuno dunque non è vera libertà a meno che non si decida di vivere alla fortuna, giorno dopo giorno, solo con quello che si è e che si ha.
E' un libro pregno di considerazioni importanti esposte per voce di Adriano e Mattia, a volte si evincono dall'andamento della storia, a volte Adriano pensa, a volte Mattia sogna.
Quello che rimane alla fine della storia che si conclude in maniera semplice e sensata è la considerazione di quello che è davvero la libertà, di quello che significa davvero essere o apparire.
Niente di più attuale nonostante il romanzo sia vecchio di più di un secolo!
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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