"Il Piacere" dell'estetismo
Vantaggi
Documento storico-lettetrario dell'estetismo nazionale.
Svantaggi
La lingua di D'Annunzio non si presta ad una lettura "veloce".
Veramente credevo di aver cliccato su Svevo, comunque non mi dispiace neppure D'Annunzio. Che dire: "Il Piacere" rappresenta un po' il culmine dell'estetismo dannunziano, tutto rivolto a distillare dalla vita i piaceri più sofisticati. Superomismo ed estetismo condotti alla massima esasperazione sono gli ingredienti fondamentali del nostro "vate" nazionale, la cui fama a poco a poco diventò mondiale. Il protagonista si muove tra ambienti aristocratici ed atmosfere fascinose, che indubbiamente possono incidere anche oggi sulla sensibilità del lettore moderno. Ottimo romanzo di D'Annunzio, che va letto nell'ottica generale del "personaggio" D'Annunzio, così come egli voleva farsi conoscere dal pubblico. Come per il "Mafarka" di Marinetti, anche "Il Piacere" è un po' il "Manifesto" dell'estetismo nostrano, che naturalmente contava antecedenti europei; valga per tutti il nome di Des Esseintes, il famoso protagonista di "A ritroso". Va bene: non credo neppure sia superfluo ricordare che D'Annunzio è un autore "difficile", nel senso che la sua è una prosa tutt'altro che semplice, sintatticamente involuta e lessicalmente "ricca", dove le cosiddette parole "banali" e quotidiane non trovano albergo. Lettura "importante" dal punto di vista storico-letterario, e il lettore deve armarsi di molta pazienza, nonché di un buon "Dizionario dannunziano", se vuole venirne a capo. Del resto D'Annunzio "leggeva" i vocabolari come noi ci leggiamo un romanzo: di lì egli traeva le parole più "sofisticate", che meglio si addicevano al suo gusto di scrittore "aristocratico". Buona fortuna.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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