50 anni in manicomio
Il film riprende il tema degli orrori compiuti dalle istituzioni cattoliche in Irlanda senza basarsi però su una storia vera. Nonostante la bellezza della fotografia, il senso di ingiustizia che trasmette, la bravura degli attori a questo film manca qualcosa. Uno psichiatra Grene viene chiamato a valutare il caso dell'anziana Roseanne, l'istituto psichiatrico in cui è rinchiusa da 50 anni deve essere demolito, si deve decidere se lasciarla libera o trasferirla in un altro. La donna è accusata di aver ucciso il suo bambino appena nato. Grene cerca di ricostruire la sua storia attraverso un diario che ha scritto in segreto sulla sua Bibbia. Si scopre che Roseanne aveva lasciato Belfast per trasferirsi nella repubblica durante la seconda guerra mondiale. Ma non era al sicuro le divisioni tra irlandesi e inglesi sono molto forti e se accorge quando si innamora dell'inglese Michael Mcnulty. Nella prima parte il film tiene fortemente l'attenzione dello spettatore, anche alla bellezza dei dialoghi e l'espressività degli attori. Poi non so perché io dopo un po' ho incominciato a notare i difetti a consideralo meno interessante anche perché non cerca di spiegare il modo di fare del prete. È un bel film tuttosommato ma non riesce a tenere la tensione per tutto il tempo. Riesce comunque a trasmettere bene l'angoscia e l'ingiustizia. Il finale è veramente scontato.
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