Opinione su Il treno dell'ultima notte - Dacia Maraini: La brutalità di due regimi
La brutalità di due regimi
05/03/2020
Vantaggi
un romanzo che non si fa dimenticare facilmente
Svantaggi
nessuno
Da quando ho visto un paio di documentari sulla Shoa, durante il Giorno della Memoria, mi è tornata la voglia di approfondire, ancora una volta, l'argomento, per cui sto rastrellando tutti i libri sull'argomento e sulla seconda guerra mondiale che ho in casa. “L'ultimo treno della notte”, di Dacia Maraini, è uno di questi.
Il romanzo è ambientato nel 1956, durante la guerra fredda. Narra la storia di Maria Amara Sironi, una giovane giornalista fiorentina, che ha trascorso una felice infanzia con un compagno di eccezione: Emanuele Orenstein, un ebreo austriaco, trasferitosi a Firenze con i facoltosi genitori, un industriale e una famosa attrice.
Poco prima della dichiarazione delle vergognose leggi razziali in Italia, gli Orenstein decidono di tornare a Vienna, nonostante sia già in vigore un'aperta persecuzione antisemita, convinti di non essere in pericolo grazie alla gloria e ai riconoscimenti militari ottenuti dagli antenati durante l'impero austro-ungarico.
Ma le cose, purtroppo non vanno come i coniugi credono e gli Orenstein si ritroveranno dapprima espropriati di casa e beni, quindi rinchiusi nel ghetto di Lodz e, infine, deportati in un campo di concentramento come Auschwitz.
Anche la corrispondenza tra Amara ed Emanuele, si fa via via sempre più rada. Se all'inizio a Firenze arrivavano frequenti lettere da Vienna, poi sempre meno da Lodz, ad un certo punto si interrompe del tutto.
Un bel giorno però, alla fine della guerra, Amara riceve le lettere che Emanuele avrebbe voluto spedirle, scritte in un quaderno dalla copertina nera. Il mittente è anonimo.
Pertanto, Amara, divenuta ormai adulta, decide di partire alla ricerca del suo amico di infanzia, complice anche la proposta del giornale presso cui lavora, di inviarla per sondare la situazione nei Paesi vinti. L'aiuterà in questa avventura Hans, un uomo di mezza età, un ebreo austro-ungherese conosciuto in treno, che ha perso la madre nel lager di Treblinka.
Il romanzo si svolge tra l'Austria e l'Ungheria dove, tra la seconda metà di ottobre e la prima di novembre del 1956, la popolazione insorse contro l'invasore sovietico, decisa ad ottenere l'indipendenza.
Nelle pagine si alternano alla repressione russa, anche quelle sull'olocausto perpetrato dai nazisti, entrambi i quali lasciarono la testimonianza della crudeltà e della prepotenza di due dei regimi dittatoriali più feroci al mondo, di cui è difficile stabilire quale delle due fosse più atroce.
Del seguito non parlo altrimenti rovinerei il gusto di leggere un libro dalla trama appassionante e che dà modo, ai lettori, di conoscere periodi storici che non si possono né si devono dimenticare, soprattutto quelli meno 'pubblicizzati' della brutalità usata dall'Unione Sovietica sulle popolazioni assoggettate dell'Europa dell'est. E poi non dimentichiamo che “L'ultimo treno della notte” porta la firma di una delle più grandi scrittrici italiane ancora viventi, Dacia Maraini, il che è garanzia di una lettura gradevole e istruttiva.
È per questo che lo raccomando, in particolare, a chi ama e vuol saperne di più sul genocidio ebraico e sulla praticamente sconosciuta rivolta ungherese del 1956.
Per non dimenticare.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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