La luce oltre il buio
Dopo 3 anni dal suo ultimo album, Michele Bravi esce col nuovissimo “La Geografia del Buio”- etichetta Virgin Records, scritto e preparato in piena pandemia con quel terribile Buio personale di cui si parla già nel titolo che è sofferenza, dolore, depressione: se la parola Geografia del titolo evoca immediatamente “viaggio”, la successiva fa pensare ad uno spostamento non esteriore ma interiore, nelle profondità dell'animo umano con tutti i suoi problemi.
Il dolore è l'alter ego della vita, senza l'una non c'è anche l'altro, ma, quello di cui si lamenta Michele bravi (vedi un verso della prima canzone ““E non è un caso, e non è colpa mia, che la materia che si studia meno è la geografia” ) è che nessuno insegna questa geografia, cioè come trovarsi, rapportarsi di fronte al dolore, come manifestarlo e viverlo in modo da non esserne sommersi perchè ogni cosa brutta va presa, analizzata vissuta e poi gestita, ma non cancellata e sepolta nel profondo del sé dove alla fine continua ad agire creando mostri.
Nei versi Michele ripete che il buio c'è almeno una volta nella vita per tutti, ma bisogna saperlo attraversare, un po'come fosse un tunnel nero pece, un tunnel dalle pareti ruvide in cui bisogna saper cogliere la mano che indica la luce là in fondo anche se noi non la sappiamo ancora vedere. E il mezzo l'aiuto la guida nel marasma in cui a volte ci sembra di sprofondare è sempre, come spesso ci ripete “E’ solo l’amore che ci salva dalla ferita del mondo”.
Ascoltare nel senso di capire la musica, le canzoni di Michele Bravi non può assolutamente prescindere dal contesto, cioè da quello “strappo” che lui dice essere avvenuto nel 2018: in una buia e fredda sera autunnale un motociclista morì scontrandosi con l'auto da lui guidata e qui, la sua vita di prima finì per entrare nel tunnel di cui ci parla. C'è voluto più di un anno (salvo una brevissima interruzione) per la riflessione, la meditazione, il dolore e la forza di riprendere a scrivere a cantare raccontando proprio questo terribile periodo.
Michele Bravi ha lavorato in silenzio scegliendo con cura i suoi amici-collaboratori, come per esempio Federica Abbate, Cheope, Giuseppe Anastasi, Francesco “Katoo” Catitti.
L'album si apre con “La promessa dell'alba” che avvia il percorso verso e oltre il dolore con versi come “È come camminare nel labirinto bendato senza trovare l'uscita / cercare di dare una spiegazione a tutto in questa vita”.
“La Geografia del dolore” è il suo terzo album dopo “A passi piccoli” 2014 (scritto ancora sotto l'influenza di Tiziano Ferro) e “Anime di carta” 2017, ma è come se fosse il salto in un altro mondo completamente diverso, più maturo e sofferto, come se fosse finita di colpo la sua giovinezza per l'eà adulta.
Normalmente ascoltare, parlare di problemi di questo tipo potrebbe imbarazzare e suscitare sentimenti di pietà, ma qui non avviene in quanto Michele Bravi ne ha parlato con delicatezza, senza entrare in particolari senza coltivare pietà per sé perchè il suo scopo è solo quello di raccontare una sua esperienza (anche se terribile) di vita.
Ecco la tracklist con le 10 tracce:
1. La promessa dell'alba
2. Mantieni il bacio
3. Maneggiami con cura
4. Un secondo prima (feat. Federica Abbate)
5. La vita breve dei coriandoli
6. Storia del mio corpo
7. Tutte le poesie sono d’amore
8. Senza fiato
9. Quando un desiderio cade
10. A sette passi di distanza
Insomma “La Geografia del Buio” è un album maturo, interessante, sentito e vissuto, fortemente empatico, una forma di musicoterapia e va ascoltato con attenzione: consigliato
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