Rapporti di buon vicinato
Siamo nei sobborghi residenziali di Reykyavik con casette tutte uguali di famiglie piccolo-borghesi che all'apparenza vivono tranquille senza particolari problemi: qui abitano anche i genitori di Atli che per problemi con la moglie, deve ritornare a casa loro e alla fine viene coinvolto nello svolgersi dei fatti. Padre e madre sono ormai anziani e su di loro continua ad incombere il dramma che li ha scossi qualche anno prima, cioè la scomparsa dell'altro figlio, probabilmente suicidatosi. I rapporti coi vicini sono all'apparenza normali, ma solo formali, saluti e basta, poi le cose cambiano quando il vicino trova una nuova compagna che ama prendere il sole e comincia a lamentarsi della troppa ombra fatta dall'albero della casa vicina. L'albero è però l'amore della madre di Atli che dice di trovarci sotto la tranquillità dai pensieri che continuano a tormentarla. Da qui il climax dei fatti: dapprima battute, particolarmente tra le due donne, seguono bisticci più seri tra gli uomini, poi dispettucci come forature di pneumatici o distruzione di parte del giardino, infine le cose si complicano sempre di più perchè il gatto di una famiglia scompare e il cane dell'altra altrettanto e in più viene ritrovato ucciso e impagliato. Il padre di Atli, apparentemente un uomo tranquillo che ama il coro della chiesa, il suo hobby, decide di dotare la casa di telecamere e addirittura mette una tenda nel giardino per sorprendere chi fa i -dispetti- e in essa decide di dormire il figlio. Il vicino in un momento di follia e in piena notte prende la sega elettrica e abbatte l'albero che cade sulla tenda e...
L'analisi psicologica dei personaggi è attenta: la storia è secondo il regista una specie di parabola di quanto succede tutti i giorni e di quanto sia facile passare dalla pace alla guerra. Bello il piccolo ma interessante colpo di scena finale: film per adulti vista la complessità del tema trattato.
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