Opinione su Michael Laudrup: Talentuoso e fantasioso, ma discontinuo
Talentuoso e fantasioso, ma discontinuo
28/02/2018
Vantaggi
Talento purissimo e bagaglio tecnico eccezionale
Svantaggi
Discontinuo
Affermatosi negli anni Ottanta, ebbe proprio in Italia la consacrazione definitiva.
Esplose nel Brondby, club di spicco della Federazione danese, mostrando giovanissimo le sue enormi potenzialità.
Appena diciannovenne venne ingaggiato dalla Juventus, che lo girò in prestito alla Lazio, dove confermò il suo talento cristallino.
Le due stagioni in bianco-celeste mostrarono soprattutto una delle caratteristiche che lo resero uno dei calciatori più apprezzati dell'intero panorama europeo del suo tempo, ovvero la poliedricità.
Capace di giocare in tutti i ruoli d'attacco, ambidestro, dotato di un fornitissimo bagaglio tecnico, risultò micidiale sia come finalizzatore che come assist-man.
La sua crescita fu così prorompente da convincere la Juventus, a portarlo in rosa per raccogliere la pesantissima eredità del campione polacco Boniek.
Restò in bianconero per quattro stagioni, durante le quali vinse un titolo nazionale, alla sua prima stagione torinese, e una Coppa Intercontinentale (oggi Mondiale per Club), confermando le sue ottime qualità tecniche ma evidenziando però anche una certa discontinuità di rendimento.
Nonostante questo, però, giunse la parentesi professionalmente più importante per la stella scandinava, ovvero quella del Barcellona.
Con il club catalano raggiunse risultati straordinari, tra cui quattro titoli nazionali consecutivi, una Coppa dei Campioni (oggi Champion's League) e una Supercoppa europea.
Non sazio di tanta grandezza, consumò un atroce tradimento dopo cinque stagioni in blaugrana, passando nelle file degli acerrimi avversari del Real Madrid.
Con i blancos vinse subito il titolo nazionale, strappandolo proprio al Barcellona, vincitore del campionato spagnolo per quattro anni consecutivi.
A trentadue anni, con un palmares ricchissimo, decise di tentare l'esperienza esotica, trasferendosi in Giappone.
La sua parentesi asiatica, con il Vissel Kobe, durò solo un anno, dopo di che decise di far ritorno nella Vecchia europa, chiudendo la sua brillante carriera indossando un'altra gloriosissima casacca, quella dei lancieri olandesi dell'Ajax.
Riuscì a togliersi lo sfizio addirittura di vincere il campionato nella sua ultima stagione da professionista, concludendo alla grande una carriera costellata di successi e soddisfazioni.
Menzione a parte merita la sua carriera con la maglia della Nazionale danese, con la quale esordì in occasione del suo diciottesimo compleanno il 15 giugno 1982.
Alla fine rimarrà nel giro per ben sedici anni, ovvero per l'intera durata della carriera professionistica.
Partecipò a due mondiali 1986 e 1998, e a quattro Campionati Europei, 1984, 1988, 1992 e 1996.
Proprio ai campionati Europei è legata forse l'amarezza più acre del fuoriclasse dalla bionda chioma, ovvero la non partecipazione all'edizione del 1992.
Scherzo del destino, proprio l'unica edizione che vide la compagine danese vincitrice del titolo.
Memorabile le sue prestazioni ai Mondiali messicani del 1986, durante i quali i danesi si affermarono come una delle squadri più spettacolari dell'intera kermesse mondiale.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
-
velocità
-
dribbling
-
tiro
-
difesa
-
tattica
Valuta questa opinione
Ti sembra utile quest'opinione?
Scrivi un commento