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1 Opinioni per Padrenostro (Claudio Noce - 2020)
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  • little51
    Lettera d'amore di un figlio al padre
    opinione inserita da little51 il 05/02/2021
    “Padrenostro” è un film di genere drammatico del regista italiano Claudio Noce, anno 2020, che con questa magistrale opera ci riporta ai terribili anni '70, così crudi e dominati dal terrorismo sia rosso che nero tanto da essere denominati -anni di piombo- e lo fa ispirandosi ad un fatto realmente accaduto il 14 dicembre 1976. Infatti il ragazzo protagonista Valerio rappresenta il regista Claudio piccolo che ha vissuto davvero il fatto, anche se allora aveva solo un anno, eppure l'atmosfera di quel periodo in casa se la ricorda, e come. Alfonso, (un ottimo Pierfrancesco Favino che per questo ha vinto alla Mostra del Cinema di Venezia la Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Maschile) è un magistrato, per la precisione il vicequestore di Roma, e subisce un attentato appena uscito di casa per colpa dei Nuclei Armati Proletari (NAP): al fatto assiste terrorizzato il figlio di 10 anni Valerio, uscito sul balcone per salutarlo. La scena che si prospetta al bambino è terribile: da una parte il padre rimane ferito, ma sul campo giacciono morti uno degli assalitori, un nappista e un uomo della scorta. Valerio rimane sconvolto dal fatto e comincia a pensare continuamente a quanto ha visto e a quanto teme possa accadere ancora. Arriva fortunatamente l'estate e Valerio con la famiglia scende in Calabria, di cui il padre è originario: tutto gli pare allora diverso (come spesso accade in vacanza) come se fosse passato insieme ai suoi in un mondo parallelo decisamente più felice, in più, conosce un ragazzo, Christian, con cui nasce una vera amicizia che in parte lo aiuta ad essere più sereno. In questo clima il rapporto padre-figlio si ricostruisce e la figura paterna di Alfonso diventa anche più umana. Al regista non interessa tanto davvero presentarci com'era l'Italia degli Anni di Piombo che rimane un po' a far da sfondo come una voce in televisione o un articolo che si intravede su un giornale. L'occhio della camera è e rimane tutto personale, puntato sulla ricostruzione del rapporto padre-figlio durante le vacanze calabresi. Il titolo che ricorda chiaramente l'inizio della preghiera che ci è più cara, potrebbe concludersi in molti modi, per esempio -fammi dimenticare- oppure -liberami dalla paura-.
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    film di valore, intimo e personale - ottimi gli attori, specie Favino
    nessuno