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1 Opinioni per Piccole Donne (1994)
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  • sallyrose
    Il "Piccole Donne" di Gillian Armstrong
    opinione inserita da sallyrose il 01/09/2020
    Il romanzo dell'autrice statunitense Louisa May Alcott "Piccole Donne" ha conosciuto numerose trasposizioni cinematografiche nel corso degli anni, ma la prima più famosa e apprezzata, che ha addirittura il merito di essere stata diretta da una donna, è il "Piccole Donne" del 1994, di Gillian Armstrong su sceneggiatura di Robin Swicord. Non c'è nulla che abbia stravolto più del dovuto o che abbia mancato di rispetto all'opera prima: in questo film è racchiusa a tuttotondo l'essenza del libro. In sole due ore si seguono le vicende delle figlie della famiglia March, dalla giovinezza vissuta sullo sfondo della Guerra di Secessione fino al raggiungimento di un'età più matura. La romantica Meg (Trini Alvarado), la ribelle Jo (Winona Ryder), la timida Beth (Claire Danes) e l'estrosa Amy (Kirsten Dunst e Samantha Mathis), circondate dall'amorevole e saggia madre Marmie (Susan Sarandon) mentre il papà è a combattere al fronte contro i sudisti, vivono la loro vita a Concord, nel Massachusetts, tra difficoltà economiche e ricchezza d'affetto. Colme di vivacità e di tante ambizioni, stringono legami - il più importante dei quali è con il vicino di casa Laurie (Christian Bale) - si adoperano al loro meglio per aiutare la baracca, giocano e si divertono come è loro consentito e piano piano si avviano verso l'indipendenza cercando di raggiungere i propri obiettivi. La storia, così come per il libro, vede spiccare soprattutto Jo, la secondogenita maschiaccio e anticonformista con la passione per la scrittura. In una spirale fatta di amore, sofferenze, sorprese e nuove conoscenze, le sorelle si misurano con tutto ciò che si trovano dinnanzi sempre con una forza d'animo incredibile, sulla scia del trascendentalismo tanto caro alla famiglia March così come a quella della Alcott. Comprimere assieme sia "Piccole Donne" che "Piccole Donne Crescono" significa sviluppare e intrecciare le storie di più di quattro protagonisti in un arco di tempo non indifferente, eppure il film della Armstrong ci riesce al meglio un po' facendo un lavoro di tagli agli elementi superflui e un po' accorciando qua e là le dinamiche per compendiare in scene uniche quel che accadeva in circostanze separate, allo scopo di far procedere le trame con una rapidità tale da creare un ritmo incalzante. L'ambiente familiare tanto caloroso e non scevro di problemi come quello delle March viene rappresentato con una freschezza e una efficacia tesa a evocare le atmosfere che si percepiscono tra le righe del romanzo. Lo spirito dei personaggi è lo stesso che si impara a scoprire e apprezzare durante la lettura, e il medesimo trattamento lo subiscono anche gli scenari e gli avvenimenti cruciali, del tutto coerenti a quanto generato dalla penna della Alcott. E in una storia al femminile non possono mancare le occasioni per porre al centro dell'attenzione il ruolo della donna, la sua posizione svantaggiata e i meriti non riconosciuti dalla società. Le protagoniste, Jo in primis, rappresentano invece l'essenza e l'indipendeza propri delle donne in cerca di emancipazione, desiderose di essere sé stesse senza però ignorare i consigli di chi le vuole bene, come accade con Laurie e Friedrich Baher (Gabriel Byrne). Le lodevoli interpretazioni intensificano la profondità delle personalità dei protagonisti, ma la Jo di Winona Ryder resta la più autentica e fedele sia alle descrizioni che all'indole che l'autrice plasmò ispirandosi a sé stessa. Dall'inizio al finale è presente tutto quel che serve per comprendere che tipo di romanzo è quello di Louisa May Alcott. Al centro ci sono le sue piccole donne che vivono ogni sorta di sensazione, dal romanticismo al lutto, ma in fondo le loro sono vite che si intersecano e si sviluppano sulla base di principi morali solidi. E se questo film risulta vincente è perché non ha tralasciato nulla di tutte le prerogative che hanno reso unico il famoso romanzo pubblicato nel lontano 1868, tutt'oggi emblema del vigore delle donne e specchio di una società che doveva ancora maturare, soprattutto sul fronte della discriminazione sessuale e razziale. Questo "Piccole Donne" non indugia certo solo su queste questioni, sa di doverle affrontare ma lo fa con sensibilità, delicatezza ed efficacia attraverso dialoghi che rifuggono da intenti moraleggianti. Insomma, una visione obbligata per chi è amante del romanzo e del tutto consigliata a quanti nutrano una sorta di interesse per un caposaldo della narrativa che ancora continua ad avvincere generazioni e generazioni, non solo piccole donne ma anche piccoli uomini, perché questo è un libro per tutti.
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    Storia, fedeltà al romanzo, buon cast, ottime interpretazioni, adatto a tutti
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