Letto ma non approvato
Forse sono diventato metereopatico, ma così come le giornate sono altalenanti, così lo sono anche i romanzi che sto leggendo.
Se Wulf Dorn è tra i miei autori preferiti, "Gli eredi" sicuramente non farà parte dei romanzi che annovererò tra i miei preferiti. Non sono riuscito a provare empatia per nessun personaggio e la trama di per se mi ricorda almeno una decina di vecchi film horror . E’una buia notte di pioggia tra i tornanti, i tergicristalli faticano a sgombrare il vetro.
Patrick ferma la macchina per soccorrere l’auto incidentata.
Lei lo riconosce, lo avvisa di non andare.
Lui apre il baule, scopre con orrore quello che non avrebbe mai immaginato. Chiama i soccorsi e riparte. Sparira’. Spariranno tutti.
Wulf Dorn ci ha abituato ad inquietanti thriller psicologici, in questo ultimo lavoro decide di sperimentare qualcosa di diverso, di cui si dichiara molto soddisfatto nelle note finali. Io no.
L’incipit e’ veramente eccellente, poi però si perde, non basta lanciare una bomba narrativa, va poi seguita la sua traiettoria, deve avere una destinazione del medesimo calibro. Evidentemente incapace di sostenere la sua creatura, l’autore si appoggia alla realtà che ben sappiamo essere spesso peggiore dell’invenzione. In "Gli Eredi" troviamo una sorta di proclama contro gli orrori del mondo, piu’ che un impianto di fiction.
Il testo scorre ma mi ha davvero annoiata, lo stesso effetto che ormai avverto leggendo un quotidiano qualunque, questo thriller è un cero in un involucro rosso dallo stoppino troppo corto.
Manca d’impatto, debole, privo di suspense, la parte finale e’ un castello di carte ammuffite raccattate alla meno peggio e impilate davanti a un phon acceso. Direi che questa volta non ci siamo mi dispiace Dorn.
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