Il lato oscuro di JOYLAND
Questo romanzo di Stephen King dal titolo JOYLAND è piuttosto breve, si legge agevolmente in 3-4 giorni e diciamo che è un po’ una macedonia dei temi classici di King:
• L’adolescenza come età perduta, età di grandi sogni e di grandi ideali
• Un ragazzino dai poteri paranormali: come in Carrie e molti altri romanzi
• Disabilità / disagio: qui è addirittura una malattia mortale, in IT era la balbuzie piuttosto che il non essere “popolari” tra i coetanei.
• Fanatismo religioso: il padre di Ann Ross è un predicatore, la mamma di Carrie era una fanatica religiosa.
Non per questo è negativo si legge fluidamente e nella sua diversità è piacevolissimo da leggere. JOYLAND è un mondo incantato un grande Luna Park che è stato un po' per tutti oggetto del desiderio e dello stupore dei nostri occhi di bambino.
Il mondo dei “bifolchi” è perfetto scenario per la piacevole storia che lo scrittore ci racconta e che coglie tante sfumature quante sono le sfaccettature del parco che la ospita, talune piacevoli e sfavillanti, altre tenui e dolorose.
E come ogni luna park che si rispetti ha la sua “ectoplasmica” leggenda celata nelle pareti dell’orrore, ogni storia, compresa quella di Joyland, ha il suo “mostro” da sconfiggere. E non è detto che il mostro e l’ectoplasma debbano sempre coincidere.
Stephen King ci porta a Joyland, tra le sue luci, i suoi profumi e i suoi luoghi bui, raccontandoci una storia che valeva la pena raccontare, portandoci sulla cima della ruota panoramica, dove sovrastando questo mondo fatto d’incanto, seppur con le sue luci e le sue ombre, ci sembra davvero di volare. Un horror non particolarmente spaventoso o profondo, con una bella ambientazione, che risulta comunque essere una piacevole lettura.
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