Non mi ha convinto né avvinto nella lettura
Il romanzo "L' enigma siberiano"non mi è parso all'altezza dei precedenti dell'autore Martin Cruz Smith, questa volta il coriaceo ed integerrimo poliziotto moscovita Arkady Renko deve provare a districarsi nell'infido ambiente degli oligarchi siberiani nel tentativo di proteggere la sua compagna, una giornalista determinata quanto ambiziosa, impegnata in un'inchiesta ad alto tasso di rischio. E proprio gli oligarchi, spregiudicati biznismen (ricalcati sul modello di personaggi reali come Berezovskij, Lebedev) che si muovono fra affari miliardari, rapporti ambigui con la nomenklatura e amicizie pericolose con boss mafiosi, costituiscono, insieme alla Siberia, un tempo terra di confino e di gulag per gli oppositori politici e oggi scrigno prezioso per l'accumulazione di immense fortune nei settori minerario, metallurgico e degli idrocarburi ad opera di imprenditori privi di scrupoli, costituiscono gli elementi originali del romanzo. Tuttavia, a differenza dei primi cinque libri del ciclo di Renko, dove i contesti ambientali erano indagati e rappresentati con minuziosa dovizia, in questo caso l'Autore si limita a veloci descrizioni e ciò, unitamente ad uno sviluppo della trama insolitamente lineare per un soggetto poliziesco, all'interno del quale, per di più, l'investigatore riveste prevalentemente un ruolo da spettatore, determina uno svolgimento della storia troppo breve, che si risolve in meno di 235 pagine. I dialoghi e l'ideazione di alcune bizzarre figure di contorno, che dovrebbero rappresentare l'"anima russa", costituiscono invece i più felici momenti di continuità con i romanzi precedenti. Un'ultima annotazione: il primo libro della serie risale al 1981, quindi il protagonista dovrebbe avere 65/70 anni. Implausibile, quindi Cruz Smith ricorre all'escamotage di ravvicinare gli eventi narrati nei diversi volumi, ma il trucco non funziona poiché essi sono strettamente connessi agli avvenimenti storici e alle leadership politiche da Brežnev a Putin
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