Chi si fida di loro?
Immaginate di sapere che le indagini che vi interessano siano state affidate ad una donna invecchiata precocemente per un incidente di lavoro che l’aveva bloccata a vita su una sedia a rotelle, una donna che per 10 anni, 10, non ne aveva più voluto sapere della polizia. E in più, come aiutante le hanno mandato un giovane poliziotto di cui nessuno si cura, testa grossa, pomo d’Adamo abnorme che colpisce lo sguardo, tic e ancora tic. Beh, se fossi io sarei tranquilla, una non esce mai di casa, l’altro... sembra handicappato!
Ma l’ispettrice Hanne Wihlemsen e il giovane Henrik hanno una cosa che è tutt'altro che bloccata: un cervello con un alto livello di QI, ma soprattutto la capacità laterale di giudicare fuori dagli schemi, all’insegna - l’apparenza inganna -. Ed essi, costretti ad indagare su un vecchissimo caso, un Cold Case, vanno ad imbattersi in una serie di indizi che riescono a mettere insieme come in un magnifico ed inebriante puzzle e...non si sono mai sentiti così bene. E ha fatto bene a me seguire i loro ragionamenti con una mentalità aperta a tutte le soluzioni, cosa veramente difficile da trovare. Il tutto si svolge in una Norvegia ancora sotto choc per l’attentato di Breivik, non più terra vergine per il terrorismo e scossa ancora una volta da terribili attentati di cui non ci sono tracce…
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