Opinione su Papà Gambalunga - Jean Webster: La storia di Jerusha
La storia di Jerusha
16/07/2019
Vantaggi
vivace e scorrevole
Svantaggi
forse un po' scontato il finale
Ma proprio quado tutto sembra ormai scritto, grazie alla sua fantasia e alle sue doti letterarie un misterioso benefattore, finanziatore dell'istituto nota la sua verve e decide di "donarle" la possibilità di andare al college, in cambio lei dovrà scrivergli una lettera al mese per raccontarle della sua vita al college e dovrà chiamarlo semlicemente John Smith, nome di fantasia in quanto il benefattore vuole restare anonimo.
Per Jerusha inizia così una nuova vita fatta di studio, di divertimento, in un ambiente diversesissimo da quello dove è cresciuta, inizierà a scoprire il mondo sempre con la voglia di conoscere il suo Papà Gambalunga (nomignolo affibbiati alla lunga ombra del suo benefattore, intravista per un attimo prima di andarsene dall'Istituto Grier).
Il romanzo è epistolare, impostato quindi sulle lettere che Jerusha invia al suo tuttore, da cui comunque si evince bene lo scorrere della storia e si chiariscono diverse dinamiche, la narrazione è veloce e fresca, generalmente con toni entusiasti e vivaci, ma troppo melodrammatici.
Scopriamo l'amicizia con Sallie e Julia, con Jervis Pendleton e Jimmie, fratello di Sallie...e tutte le vicissitudini della vita da college di Jerusha (che ad un certo punto si fa chiamare Judy).
Fino al colpo di scena finale (forse un po' scontato).
Consigliatissimo per le ragazzine, e anche per loro mamme.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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Commenti
Uno dei miei libri preferiti quanto ad ambientazione e sviluppo trama, oltre al fatto di essere un grande classico della letteratura. Mi era stato prestato dalla maestra di scuola da bambina e ora ho voluto la copia mia, ricevendola gratis grazie a un codice promozionale amazon. Ma non ricordavo che sotto l'allegro ottimismo che contraddistingue la protagonista si cela una realtà sofferta che comunque Jerusha fa di tutto per superare. S'intravede nel voler cercare di far sparire l'istituto Grier dalle proprie origini, s'intravede nei suoi momenti di irreligiosità, molto probabilmente dovuti al fatto che svariate delle persone che si presupponevano caritatevoli (i cosiddetti benefattori) nascondevano un ingombrante naso all'insù dietro la facciata altruista, ragion per cui ebbe una visione di Dio scorretta e pencolante verso l'agnosticismo, pur in un ambiente che avrebbe dovuto essere pio. S'intravede nella sua sensazione di essere di peso, di troppo...