Molto avvincente
"Piccole grandi cose" un altro libro firmato Jodi Picoult che segue il filone di legal thriller che tanto apprezzo dell'autrice. In questo romanzo ho apprezzato particolarmente la struttura corale, perché permette di approfondire il tema del razzismo da tutti i punti di vista, sia quelli estremi ed opposti dello skinhead e della donna afroamericana discriminata, sia di chi non pensava di essere razzista e invece. Il titolo si riferisce ad una citazione attribuita a Martin Luther King : “Se non posso fare grandi cose, posso fare piccole cose in modo grande.”
La storia viene raccontata attraverso tre voci narranti: Ruth, Kennedy e Turk.
Ruth è un'ostetrica bravissima che lavora da più di vent'anni al Mercy-West Haven Hospital. Ha dovuto darsi molto da fare per raggiungere la propria posizione, è figlia di una domestica che non aveva molti mezzi: Ruth è nera.
Turk invece è un fanatico razzista, un neonazista convinto. Devo ammettere che all'inizio mi dava proprio fastidio leggere le stupidaggini che pensava Turk, non capivo perché l'autrice avesse scelto di dare voce ad un simile personaggio: il perché in realtà si comprende alla fine del libro.
Kennedy è una giovane donna bianca benestante che fa l'avvocato d'ufficio perché è già ricca di famiglia. Pensa di non avere pregiudizi razziali ma nel corso della vicenda dovrà guardarsi dentro in profondità e fare un po' di autocritica.
Turk e la moglie hanno un bambino, che nasce nell'ospedale dove lavora Ruth. L'ostetrica inizia il proprio turno e viene assegnata, ironia della sorte, alla coppia di naziskin ed al loro figlioletto appena nato: quando i due fanatici la vedono, chiedono che quell'infermiera di colore non tocchi più il loro bambino. Marie, la caposala, decide di accontentare i due razzisti. Il giorno successivo il bambino, dopo essere stato sottoposto ad una circoncisione, va in arresto cardiaco. Ruth lo sta monitorando in quel momento perché la sua collega bianca è dovuta correre in sala operatoria per un cesareo d'urgenza. Ruth deve soccorrere il bambino? Oppure deve eseguire gli ordini razzisti e non toccarlo? Alla fine il bimbo muore. I genitori ritengono Ruth l'unica colpevole e lo Stato e l'ospedale sono ben felici di accanirsi su di lei come su un capro espiatorio. Si decide di dare ragione a due persone fanatiche, violente e criminali e Ruth viene accusata di omicidio colposo e anche di omicidio volontario.
Ammetto che sono rimasta attonita mentre leggevo e mi sono chiesta molte volte: ma come è possibile? Potrebbe succedere nella realtà? E, in effetti, la risposta che mi sono data è che, sì, purtroppo ci sono stati molti casi di errori giudiziari.
Nel libro della Picoult però non si tratta di un errore neutro: tutto è accaduto per il colore della pelle di Ruth. Tutto ciò che le succede deriva dal fatto che lei è nera, è causato dal razzismo.
Devo ammettere che il romanzo è molto radicato nella realtà sociale statunitense e ho avuto come l'impressione che qualcosa mi sfuggisse: i rimandi alla storia della schiavitù, della segregazione razziale, i riferimenti ai programmi televisivi, agli avvenimenti di cronaca sono un pochino lontani dalla storia e dall'attualità italiana.
Certo il razzismo e il pregiudizio sono diffusi dappertutto, ma certe concezioni specifiche le ho trovate diverse.
In conclusione, il libro mi è piaciuto molto e lo consiglio: lo stile è scorrevole, la trama è ben strutturata e rende la lettura piacevole; inoltre ci dà modo di riflettere su questioni molto attuali e importanti. DA LEGGERE
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