Musica? Songs? Ma dove?
L'Eurovision è un evento che si propone come la Champions League della musica europea. In effetti, il paragone regge solo per quanto riguarda la visibilità e il marketing. Per il resto, si tratta di uno spettacolo che non ha niente a che vedere con la musica (così come il festival di San Remo non propone ormai alcun contenuto musicale degno di questo nome). Ma per i milliennials, abituati sin dalla nascita a sorbirsi qualsiasi proposta pseudo-artistica senza sviluppare alcun spirito critico, lo considerano un appuntamento immancabile. I partecipanti, al fine di ottenere consensi, sono obbligati a presentarsi in maniera sempre più originale ed alternativa. In un futuro ormai prossimo, potremo assistere a cantanti con la proboscide, sedicenti artisti appartenenti a generi sessuali sempre più astrusi (LGBTQ+++extra), esibizionisti nudi che cantano su trampoli, tenori che si presentano sul palco mangiando e ruttando, e via di seguito. Le celebrità durano il tempo di un tele-voto, poi cadono nuovamente nel dimenticatoio. Le melodie delle canzoni sono trite e ritrite, gli arrangiamenti banali, i contenuti di una puerilità imbarazzante. La forma prevale sulla sostanza: ed ecco quindi effetti specialissimi, coreografie impeccabili, costumi sbalorditivi, tutto questo su palchi mozzafiato. Gli sponsor godono, gli ascolti vanno alle stelle, i millennials esultano. Ma alla fine, ciò che vince è la più completa mediocrità.
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