Supermarket per Zombie
Quando ero piccolo, mia mamma mi dava 3 mila lire e mi mandava al negozietto a 150 metri da casa, dove acquistavo panini, affettato, uova e formaggio. Le bottiglie di vetro si restituivano al negozio. Altri tempi.
Ora la globalizzazione e il consumismo hanno ampliato i bisogni dei consumatori. I grandi supermercati come Auchan sono funzionali a questo scopo. Gli enormi corridoi sono frequentati da orde di avventori che si muovono lentamente come zombie, trascinando carrelli strapieni di articoli superflui. Bambini in lacrime esigono l'acquisto di quel Lego o di quella casetta di Barbie. I genitori li ignorano o li zittiscono con una bestemmia o, peggio, un malrovescio. Posizionate negli angoli strategici, promoter vestite da hostess dell'Alitalia individuano i consumatori più vulnerabili per proporre l'assaggio di salami alla noce tostata o formaggi speziati allo zenzero. Amplificatori ripetono il mantra delle offerte quotidiane, imperdibili, da prendere al volo. Il reparto elettronica è preso d'assalto dai non-morti e gli addetti, stanchi, indisponenti e stizziti, sfuggono alle domande di pensionati che richiedono informazioni su come si usa l'ultimo modello di smart-tivù. Non è l'inferno: è Auchan.
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