In poche parole: imperdibile
I demoni delle persone diventano reali nel secondo romanzo di Wulf Durn, uno psico thriller di livello in cui niente è come sembra. Uno psichiatra tormentato, una serie di macabri suicidi e un mistero ancora da svelare, queste le premesse de "Il superstite". E poi c'e il silenzio, quel silenzio greve e sospeso, lo stesso silenzio che il protagonista Jan Forstner non riesce ad ascoltare senza provare una profonda e radicata angoscia.
Rispetto a quanto avviene ne "La psichiatra", "Il superstite" è più incentrato sulla Waldklinik, l'ambientazione si fa più cupa, la trama - se possibile - ancora più intricata, fino alla sconvolgente e imprevedibile resa dei conti finale.
"Beato chi può conoscere la causa delle cose" recita la citazione a Virgilio che introduce il romanzo ed è proprio questa la chiave della storia: un'ossessiva ricerca della verità che porterà Jan a rischiare più di quanto egli stesso possa immaginare.
Dorn rimane fedele a se stesso, arricchendo la vicenda con venature decisamente conturbanti e indecifrabili, e una serie di personaggi che si intrecciano fra loro in modo imprevedibile: dall'affascinante "ipnotista" Norbert Rauh all'archivista Hyeronimus Liebwrek e all'indomita giornalista Carla Weller, che insieme costituiscono un mosaico di paure e segreti troppo a lungo celati.
Profondo, inquietante ed enigmatico, "Il superstite" scruta a fondo i peggiori incubi delle persone. In poche parole: imperdibile.
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